Fin dalla sua nascita la Casa della Carità ha lavorato con persone Rom in insediamenti regolari o irregolari. Oggi segue queste persone nelle loro case.

La Casa della Carità è stata la prima organizzazione a Milano a recarsi nei campi irregolari sorti nelle periferie della città, abitati da famiglie Rom, provenienti principalmente da Romania e Bulgaria.

Con queste famiglie, la Casa della Carità ha costruito una relazione costante e ha dato vita a reti, per:

  • fornire assistenza sociale e legale
  • migliorare le condizioni di salute delle persone
  • promuovere l’inserimento scolastico di bambini e ragazzi
  • realizzare percorsi di formazione e inserimento lavorativo
  • rafforzare il ruolo delle donne

mirando al raggiungimento di autonomia abitativa e inclusione sociale.

Nel 2005, a seguito di numerosi sgomberi di insediamenti informali, la Fondazione ha lanciato il progetto pilota per l’inserimento abitativo “Villaggio solidale“, realizzato in collaborazione con il CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà, considerato una buona prassi da replicare anche in altri contesti, e oggi diventato un programma strutturale della Casa della Carità per l’accoglienza di famiglie in emergenza abitativa.

I numeri di un impegno ventennale

106 famiglie, per un totale di 374 persone. L’80% di loro vive in appartamento: il 57% in affitto, mentre il 9% in una casa di proprietà. 163 bambini e ragazzi hanno iniziato un percorso scolastico: 45 hanno già raggiunto la licenza media e 28 sono arrivati al diploma superiore o hanno una qualifica professionale. Un ragazzo è iscritto e sta frequentando l’università. Con gli adulti, sono stati realizzati 137 percorsi di inserimento lavorativo.

IL VILLAGGIO SOLIDALE

Nel 2005, a seguito di un ampio numero di sgomberi di insediamenti informali nella città di Milano, la Casa della Carità ha lanciato il progetto pilota per l’inserimento abitativo “Villaggio Solidale”, realizzato in collaborazione con il CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà.

Un team multidisciplinare ha iniziato a lavorare quotidianamente con le persone – a livello di gruppo e a livello familiare/individuale – per promuovere la loro inclusione economica e abitativa, puntando su:

  • alfabetizzazione degli adulti
  • formazione o riqualificazione professionale
  • avviamento al lavoro
  • inserimento e successo scolastico di bambini e ragazzi
  • programmi di empowerment femminile
  • tutela dei diritti di salute e cittadinanza
Guarda il documentario “Rom e Sinti in Italia? Sail pe!” che racconta le storie di inclusione di alcune famiglie Rom che sono state ospiti del Villaggio Solidale

Nel 2009, a seguito degli esiti positivi del progetto, il Comune di Pioltello (MI) ha chiesto alla Casa della Carità di replicarlo, con alcune famiglie sgomberate da un insediamento informale che si era creato sul territorio. Il Comune ha creato un insediamento regolare temporaneo per 57 persone, 32 delle quali bambini. Nel 2011, dopo due anni di progetto, l’80% delle persone ha raggiunto l’autonomia e il 3% di loro ha comprato casa.

Il Villaggio Solidale è oggi considerato una buona prassi, da replicare anche in altri contesti ed è diventato un programma strutturale della Casa della Carità per l’accoglienza di famiglie in emergenza abitativa.

Molti dei suoi principi sono stati inclusi nelle linee guida per l’inclusione dei Rom, approvate per la prima volta dal Comune di Milano nel 2012.

Il progetto è stato inoltre valutato positivamente da diversi report europei:

Scarica e leggi il report d’impatto “La Casa della Carità e i rom”

DAL CAMPO ALLA CASA

Via Triboniano

Da un lato il cimitero Maggiore; dall’altro la ferrovia che porta a Torino. In questa striscia di terra all’estrema periferia nord ovest di Milano sorgeva il campo di via Triboniano, fino al 2011 l’insediamento più grande della città.

Quell’anno il campo è stato chiuso e gli abitanti avviati a percorsi di autonomia, inclusione sociale e cittadinanza.

Anche la Casa della Carità è stata protagonista di questa storia. Dal 2007 al 2011, infatti, la Fondazione ha gestito lì un presidio sociale. Successivamente, gli operatori della Casa hanno seguito l’accompagnamento dei residenti nei percorsi di uscita dal campo.

Una delle baracche del campo di via Triboniano

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