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Il messaggio di don Paolo per l’anniversario della Casa

In occasione del 21° anniversario dall’avvio delle attività di accoglienza della Casa, ecco il messaggio del presidente della Fondazione don Paolo Selmi

Il 24 novembre celebriamo i 21 anni dall’apertura della Casa della Carità ed è il mio terzo anniversario da presidente vissuto dentro questa Casa; un tempo breve ma intenso, che mi permette di guardare al nostro cammino con riconoscenza e responsabilità

Tra i tanti temi che ci hanno accompagnato quest’anno, desidero soffermarmi su tre questioni che ritengo particolarmente importanti: la pace, il carcere e il diritto alla residenza.

La prima tematica è quella della pace. Una pace per la quale non dobbiamo smettere di impegnarci quotidianamente, perché è calpestata in troppi luoghi del mondo. Ce lo ha ricordato Papa Leone XIV, proprio nel giorno della sua elezione l’8 maggio 2025, con il suo saluto: «La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. […] Aiutateci anche voi a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace».

Questo messaggio, che il pontefice ripete con forza in ogni suo intervento, lo abbiamo fatto nostro. Lo abbiamo testimoniato, ad esempio, con la camminata per la pace dello scorso 7 giugno, organizzata con alcune parrocchie del Decanato di Turro a Milano, e con il gesto simbolico delle lenzuola bianche appese alla facciata della Casa il 2 ottobre, in solidarietà con la Global Sumud Flotilla fermata davanti a Gaza.

In un mondo che si sta rassegnando alla violenza e all’odio, noi vogliamo raccontare storie di riconciliazione e storie di sororità-fraternità possibile. Per questo, il Cammino di spiritualità di quest’anno è intitolato “Felici i costruttori di pace”. Il cammino andrà avanti fino a marzo 2026, e vi invito a seguirlo. Trovate il calendario degli appuntamenti sul nostro sito.

Queste iniziative non nascono dal nulla, ma dalla concretezza del nostro accogliere. Molte persone, infatti, arrivano da noi a causa delle guerre: Siria, Afghanistan, Ucraina, Gaza… Alla Casa, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini di culture e religioni diverse convivono e si incontrano. In questa “convivialità delle differenze” impariamo ogni giorno cosa significhi costruire pace.

Un altro tema su cui la Fondazione è impegnata da sempre, ma che quest’anno credo abbia una valenza particolare, è quello del carcere.

Fin dall’esordio della sua attività, la Casa opera con il carcere di Bollate, accogliendo molte persone che hanno finito di scontare la loro pena, accompagnandole nella ricerca di casa e lavoro. In via Brambilla ci sono anche 16 persone detenute che svolgono attività di volontariato in regime di “Articolo 21”, in permesso o in affidamento. Nell’ultimo anno, inoltre, 42 persone hanno avuto accesso a una pena alternativa, sotto forma di lavori di pubblica utilità o messa alla prova. 

La Fondazione è anche attiva nella Casa Circondariale di San Vittore, con iniziative culturali promosse dalla nostra Biblioteca del Confine, che coinvolgono persone detenute e studentesse e studenti di due licei milanesi. 

Facciamo tutto questo con tenacia e nonostante le difficoltà, perché oggi è sempre più difficile entrare in carcere, e provare a dare concretezza a quel che afferma l’articolo 27 della Costituzione, e cioè che le pene devono tendere alla rieducazione della persona condannata.

Stiamo infatti andando verso una logica sempre più repressiva, con una progressiva chiusura e una gestione sempre più securitaria degli istituti penitenziali. Si tratta di provvedimenti legislativi, più spesso di circolari, che incidono però in maniera sostanziale sulla qualità della pena da scontare in carcere, comprimendo ulteriormente gli spazi di libertà e autonomia personale che la legge lascia alle persone detenute e che fanno la differenza tra la tutela della dignità personale e quelle forme di trattamento inumano e degradante, per cui l’Italia è stata a più riprese sanzionata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Per questo dico che il nostro lavoro nel e con il carcere, quest’anno, è stato anche un atto di coraggio.

Infine, vorrei parlare di un altro tema su cui la Casa si spende da sempre, e che incide fortemente e concretamente nella vita delle persone più fragili, che è quello della residenza.

Non avere la residenza significa infatti essere invisibili, non avere diritto ai servizi di welfare o a partecipare ai bandi per l’assegnazione della casa popolare. Significa avere i figli che vanno a scuola e pagare la retta massima della mensa, anche se non si ha un reddito sufficiente, perché senza residenza non si può fare l’ISEE. Significa essere presenti, ma non riconosciuti come cittadini.

La Casa della Carità si batte da anni per l’estensione di questo diritto. Prima fornendo, quando era necessario, l’indirizzo di via Brambilla come residenza fittizia; poi contribuendo alla nascita, nel 2019, di ResidenzaMi, l’indirizzo virtuale del Comune di Milano per chi è senza dimora.

Da aprile 2025 aderiamo alla campagna “Sei la mia città”, che chiede che la residenza ordinaria venga garantita a tutte le persone che abitano stabilmente a Milano, anche se vivono in posti letto o in situazioni abitative non formali. 

La situazione attuale, infatti, favorisce lo sfruttamento di persone deboli, alle quali sono spesso richiesti soldi, anche fino a 2.000 euro, da parte di alcuni proprietari di casa per poter fissare la residenza là dove abitano.

Per chi vive in condizione di grave marginalità deve invece rimanere attiva una forma di residenza fittizia, indispensabile per accedere rapidamente ai diritti fondamentali.

Ventun anni di Casa della Carità significano migliaia di volti, storie e relazioni che ci hanno insegnato a guardare il mondo a partire dagli ultimi. Lo abbiamo fatto lavorando per la pace, per la dignità delle persone detenute e per il riconoscimento dei diritti di chi non ha voce. 

Continueremo a farlo, con la tenacia di sempre, perché la Casa rimanga uno spazio dove ogni persona possa sentirsi vista, ascoltata, accolta e accompagnata.

Buon anniversario!

Don Paolo Selmi

Presidente Fondazione Casa della Carità


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