Storie

Senza residenza, senza diritti

Diego Mazzocchi e Fiorenzo De Molli raccontano le storie di alcune persone che, non avendo la residenza, sono anche senza diritti.

Da quando ResidenzaMi è stato avviato nel 2019, sono state oltre 17.800 le persone che hanno avuto accesso al servizio, di queste più di 10.000 hanno avuto una residenza presso i municipi. Il 73,7% di chi ha fatto richiesta è una persona straniera regolarmente presente sul territorio, il restante 26,3% sono italiani. Il 55% sono uomini, il 25% donne e il 20% minori. La distribuzione per fasce di età è piuttosto uniforme, con una leggera prevalenza di persone tra i 18 e i 40 anni.

Ma quali sono le storie che stanno dietro questi numeri? Come raccontano Diego Mazzocchi e Fiorenzo De Molli, sono le più varie.

«Mi viene in mente il caso di quest’uomo, italiano, con due figli che si è separato dalla moglie. La sentenza ha stabilito che la casa rimanesse alla ex moglie con i figli e quindi lui si è trovato senza un posto dove stare. Si è allora stabilito nell’appartamento dell’anziana madre, che però vive una casa popolare, dove lui non può prendere la residenza», racconta Diego.

«Un’altra situazione simile è quella di uomo finito a vivere in macchina dopo la separazione. L’avvocato della ex moglie gli stava con il fiato sul collo per togliere la residenza dalla casa coniugale, perché altrimenti il suo reddito avrebbe fatto cumulo con quello della donna per il calcolo dell’ISEE, impedendole di poter accedere ad alcune prestazioni sociali agevolate. L’uomo, però, vivendo in macchina, non aveva un posto dove fissare la residenza e quindi si è rivolto a noi», aggiunge Fiorenzo.

«Penso poi a una mamma sudamericana, sola con un figlio minore che frequenta la scuola dell’obbligo. Non avendo la residenza non può fare l’ISEE e per questo è stata automaticamente inserita nello scaglione più alto della retta della mensa, arrivando a pagare fino a 700 euro al mese. Ci ha raccontato che l’ha fatto finché ha potuto, ma a un certo punto, avendo anche altre spese da sostenere, non ha più potuto pagare», dice ancora Diego.

«Altri casi simili sono quelli di madri, spesso sole, che, non avendo la residenza e non potendo fare l’ISEE, non possono avere accesso alla graduatoria per i nidi comunali. Questo significa che, non sapendo a chi affidare i bambini, devono rinunciare al lavoro e quindi a un’autonomia economica», aggiunge Fiorenzo.


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