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Scuola di italiano, scuola di inclusione

Abbiamo seguito una lezione della Scuola di italiano per stranieri promossa dall’Associazione Volontari Casa della Carità e abbiamo scoperto che è una vera e propria scuola di inclusione sociale

Le prime ad arrivare alla Scuola di italiano, ancor prima che cominci la lezione delle 20, sono Marcela, Keren e Melisa: una mamma colombiana e le sue due figlie di 19 e 12 anni, arrivate a Milano 7 mesi fa. Appena entra “in classe” Melisa consegna due mele a Nello, insegnante volontario: «Ogni volta mi porta qualcosa da mangiare», spiega. È il modo che Melisa ha per ringraziarlo per quello che fa per lei e la sua famiglia.

«Nello ha taaaanta pazienza», dice Marcela, 42 anni, porgendo all’uomo il cellulare, per mostrargli il messaggio di un hotel, dove quella mattina ha fatto un colloquio di lavoro: «È andata bene, ma per iniziare mi manca un documento… dove devo andare per averlo?».

La scuola di italiano come spazio di inclusione sociale

Scuola di italiano per stranieri 1

E così la Scuola di italiano per stranieri della Casa della Carità è un vero e proprio spazio di inclusione sociale, dove gli insegnanti non si limitano a spiegare i fondamenti della nostra lingua, ma diventano un punto di riferimento per gli studenti, che condividono con loro problemi e successi.

Come fa Keren che, come la sorellina Melisa, vuole imparare bene l’italiano per iscriversi all’università per diventare veterinaria: «L’altro giorno abbiamo curato un piccione ferito che era arrivato fuori da casa nostra», racconta, mostrando foto e video delle cure. Ma per il momento, mentre studia italiano, lavora nelle pulizie: «Ho tanti colloqui nei prossimi giorni!», dice con soddisfazione a Nello.

Si respirano desiderio di futuro e speranza

A trascorrere anche solo pochi minuti tra i “banchi” di questa folta classe, si ha una fortissima sensazione di avere a che fare con persone proiettate nel futuro e colme di speranza. A trasmettere questa sensazione sono, per esempio, Mohamed e Hadi.

Mohamed è tunisino, ha 27 anni e da 2 vive a Milano. Con orgoglio mostra i tesserini da giornalista, anche se qui in Italia non riesce a lavorare perché non ha il permesso di soggiorno. Anche lui, come Marcela, è bloccato dalla mancanza di un documento che non si riesce a recuperare.

Nel frattempo da due mesi ha iniziato a frequentare la Scuola, con tantissimo piacere: «Mi piace studiare l’italiano ed è importante per trovare un lavoro qua e per parlare con gli altri. Faccio solo un’ora e mezza alla settimana, ma sto imparando tanto. E l’italiano è bello, è una lingua musicale».

Mohamed ha già anche la sua canzone italiana preferita: “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri.

Hadi, invece, è egiziano, ha 26 anni ed è in Italia da 6 mesi: «Voglio imparare l’italiano per il mio lavoro. Faccio l’elettricista, ho il contratto a tempo indeterminato e tutti i documenti in regola. Mi piace il mio lavoro e mi piace conoscere la gente, ma adesso vivo con tutte persone egiziane e parlo sempre arabo. Ma così non vado avanti, io voglio andare avanti è importante per me».

Nel futuro, risponde Hadi quando glielo si chiede, gli piacerebbe mettersi in proprio, ma, ribadisce «adesso mi mancano tante cose e soprattutto prima voglio imparare al 100% l’italiano».

Storie che spazzano via tanti stereotipi.

Volontarie e volontari cuore pulsante della scuola di italiano per stranieri

Scuola di italiano per stranieri 3

Quello del giovedì alle 20 è solo uno dei tanti corsi attivati dalla Scuola di italiano, dedicati sia agli ospiti della Casa che alle persone “intercettate” dai servizi diurni della Fondazione, dalle docce al guardaroba, dal centro di ascolto allo sportello di tutela e consulenza legale.

In gruppi diurni o serali suddivisi per livello o in momenti uno a uno, la Scuola di italiano coinvolge circa 70 persone di diverse età e nazionalità.

Cuore pulsante di questa attività sono 21 volontari e volontarie, sono soprattutto giovani che si sono avvicinati alla Casa dopo la pandemia, affiancando insegnanti storici della Scuola. Come il già citato Nello, arrivato alla Casa a ottobre 2022 su spinta della moglie, anche lei volontaria: «Per me questa è un’avventura bellissima, c’è tanta energia e si vede l’importanza è la gioia che è per loro imparare l’italiano».

Lo scorso ottobre ha iniziato la sua attività di volontariato anche Dina: «Questa per me è un’esperienza emozionante. È vero quello che si dice: quando si dona, si riceve, anche solo nel vedere i volti di questi ragazzi e uomini, che esprimono tanto desiderio e tanta speranza. Ce la mettono davvero tutta. Considerate che qui c’è gente che si alza alle 3 del mattino per lavorare e poi viene alla sera a fare lezione».

«Noi facciamo lezione dalle 20 alle 21.30 e la soddisfazione più grande che mi danno è che alle 21.30 non si staccano dalla sedia, ma continuano a farti domande. E tu capisci quanto per loro sia importante imparare l’italiano, per integrarsi, per trovare lavoro, per avere una speranza di vivere meglio», le fa eco Liana.

A coordinare le attività dei corsi è la presidente dell’Associazione Volontari Gemma Di Marino: «La Scuola nasce dall’esigenza di dare la possibilità a persone che arrivano da Paesi e culture diverse di imparare l’italiano, perché questo favorisce l’inclusione. Quando vediamo che arrivano con questi sorrisi per noi significa tanto, perché spesso sono persone che, per i loro vissuti, il sorriso lo avevano perso».

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