Abbiamo chiesto ai e alle insegnanti che accompagnano studentesse e studenti nei progetti della Biblioteca del Confine di condividere le loro impressioni su queste iniziative.
Come racconta in questa intervista Cecilia Trotto, responsabile della Biblioteca del Confine della Casa della Carità, la Casa promuove diversi progetti con le scuole superiori di Milano.
Come l’ormai storica iniziativa “Società di Lettura” e le più recenti “Pagine di libertà” e “Diversità e diritti, una risorsa comune“.
Abbiamo chiesto ai e alle docenti che hanno seguito questi progetti, di condividere le loro impressioni su queste iniziative.
Mauro Acquaviva – Liceo Virgilio
Il professor Acquaviva ha seguito studentesse e studenti della 3SD nel progetto per la realizzazione dei cortometraggi documentari.
La consapevolezza e l’attenzione dei nostri ragazzi e ragazze su questioni importanti come quelle affrontate nel corso della vostra proposta formativa (“Diversità e diritti, una risorsa comune”) risultano, in generale, piuttosto vaghe e poco ancorate all’attualità, poiché sono poco abituati a misurarsi col mondo reale attraverso la lettura dei quotidiani o attraverso occasioni di conoscenza concrete di situazioni o fenomeni che rimandano a problematiche sociali di esclusione, discriminazione, marginalità.
Ben venga, dunque, il tentativo di affrontare queste tematiche con modalità non cattedratiche, proponendo, per esempio, la parte teorica del percorso formativo all’interno di una cornice stimolante come quella di un cinematografo. La proiezione di alcuni cortometraggi a tema e la presenza di ospiti ed esperti che hanno cercato di dialogare tra loro e col pubblico in sala, partendo innanzitutto dalle loro esperienze, hanno reso i quattro incontri di approfondimento teorico proposti molto interessanti ed efficaci.
Altrettanto importante ed efficace è stato il modo in cui si è scelto di condurre la parte pratico-laboratoriale del percorso formativo che con la proposta di costruire brevi documentari su alcune attività presenti all’interno della Casa della Carità ha inteso privilegiare l’esperienza dell’incontro e della conoscenza di alcuni operatori e di alcuni ospiti della Casa della Carità. In questo modo siete riusciti a rendere ‘tangibile’ l’idea che la diversità sia da intendere sempre come una risorsa e mai come un ostacolo e a dare “concretezza” all’idea che le differenze debbano essere valorizzate, poiché solo in questo modo possono permettere il dialogo, il confronto e l’incontro con l’altro.
Giovanna Agostini – Liceo Cremona
Giovanna Agostini ha seguito studentesse e studenti della 4D del Liceo Cremona nel progetto “Pagine di Libertà”, che oltre agli studenti coinvolge persone detenute a San Vittore. Quest’anno non è stato possibile svolgere incontri in presenza tra persone detenute e studenti e quindi il progetto si è svolto “da remoto”, attraverso collegamenti video.
«Abbiamo avuto il privilegio e al contempo la responsabilità di portare fuori (a voi e tutti coloro che vorranno dare ad esse l’ascolto che si meritano) queste parole, che possano donare a tutti noi liberi una maggiore passione per la nostra libertà, e permetterci di costruire legami più stretti con chi ha perso il diritto di averla». In ciò che questo studente ha scritto ad introduzione del libretto di sala per l’evento conclusivo di Bookcity 2024, credo vi siano almeno due dei significati più preziosi legati al progetto “Pagine di libertà”.
Il primo significato sgorga dall’esperienza dello scavare con le parole e nelle parole, alla scoperta delle coordinate e condizioni che rendono viva, concreta, situata l’esperienza della libertà propria e altrui, facendo comprendere quanto sia importante andare oltre le retoriche e le false mistificazioni che spesso indeboliscono la riflessione autentica sul valore della libertà.
Il secondo significato si colloca nell’ambito della qualità della relazione che si sono trovati a sviluppare. In un mondo di contatti e connessioni fugaci, liquidi e immateriali, ecco che moltissimi di loro hanno rilevato lo stupore e la bellezza di aver stretto legami reali, incisivi, fatti di sguardi, silenzi, lacrime, confidenze, condivisioni profonde e inaspettate.
Certamente vi è stato, in termini massicci, il riconoscimento del valore del dialogo e dell’ascolto reciproco. Molti studenti hanno riportato riflessioni relative allo sviluppo dell’empatia, alla scoperta della fragilità e della sofferenza come dimensioni non prive di valore; molti altri hanno rivalutato il potere liberante e rigenerante della cultura e della lettura.
E, infine, ma non per importanza, questi ragazzi e ragazze, seppur cosi giovani, hanno gustato la bellezza di sentirsi convocati e inviati per offrire uno spazio di respiro laddove spesso la vita è asfittica, si sono sentiti riconoscere una fiducia da parte del mondo adulto e culturale che raramente viene loro accordata.
All’inizio di ognuno dei tre anni di percorsi svolti sino ad ora, abbiamo messo a tema la questione del modo in cui il mondo del carcere e dei suoi abitanti vive nella nostra mente, nelle nostre rappresentazioni e aspettative, nell’industria della produzione mediatica.
Il cambiamento che maggiormente si è evidenziato è relativo alla percezione che le persone detenute siano esseri umani non ingabbiati e definiti dal loro reato, ma soggetti in divenire, personalità che stanno lavorando su di sé in modo autentico, condividendo spesso con generosità i frutti che da questo lavoro derivano.
In tutto questo hanno certamente avuto un ruolo centrale la sensibilità e la cura con cui l’équipe delle figure di riferimento ha accompagnato gli studenti nel diventare consapevoli del valore dell’attenzione ai gesti, alle parole e ai toni nei racconti e nelle letture che hanno costellato gli incontri vissuti insieme.
Massimiliano Singuaroli e Carlotta Cristiani – Liceo Volta
Il professor Singuaroli e la professoressa Cristiani sono due dei docenti che seguono studentesse e studenti del Liceo Volta nel progetto Società di Lettura, che oltre agli studenti coinvolge persone detenute a San Vittore. Quest’anno non è stato possibile svolgere incontri in presenza tra persone detenute e studenti e quindi il progetto si è svolto “da remoto”, attraverso collegamenti video.
Per i nostri studenti partecipare al progetto Società di Lettura a scuola normalmente significa sviluppare competenze di condivisione e collaborazione con i compagni di classi ed età diverse e con docenti che magari non sono i propri. Ma nel caso del gruppo che legge il libro insieme ai detenuti questa condivisione e questa collaborazione si realizzano con persone che appartengono a un mondo altro, di cui gli studenti a scuola sentono molto parlare e del quale sono sinceramente incuriositi. Significa superare dei muri, sorpassare una soglia, entrare in un mondo che voglio scoprire.
A giudicare dalle reazioni e dai commenti espressi nell’ultimo incontro il giudizio è stato molto positivo e tutti i ragazzi hanno sottolineato l’importanza di scoprire che anche le persone che sono dentro hanno lo stesso desiderio di raccontare, di parlare di sé, di condividere storie che hanno i ragazzi che stanno fuori. La nota comune delle loro osservazione è stata quella di una gratitudine per avere avuto la possibilità di questo incontro anche se a distanza.
I ragazzi alla fine del progetto si portano a casa un’esperienza importante da condividere non solo con gli adulti delle loro famiglie, ma anche con i coetanei, creando un ponte fra carcere e mondo esterno. Alcuni di loro porteranno proprio la Società di Lettura alla maturità, come capolavoro della loro esperienza scolastica finale.
I ragazzi del Volta hanno diverse occasioni di sentire parlare del carcere: in questi ultimi anni in particolare sono due i momenti dedicati a questo, il progetto con la Camera Penale di Milano e gli incontri con diverse figure professionali nel quadro della cogestione.
Il cambiamento nei giudizi si poteva già misurare nell’incontro finale come sempre si è detto, ma per i ragazzi di quest’anno, di cui diversi erano di quarta, si dovrà verificare anche nel corso del prossimo anno.
Silvia Stretti – Liceo Volta
Il professor Singuaroli è una delle docenti che seguono studentesse e studenti del Liceo Volta nel progetto Società di Lettura, che oltre agli studenti coinvolge persone detenute a San Vittore. Quest’anno non è stato possibile svolgere incontri in presenza tra persone detenute e studenti e quindi il progetto si è svolto “da remoto”, attraverso collegamenti video.
L’incontro, il contatto, la conoscenza sono occasioni imprescindibili per la crescita culturale. Bisogna conoscere il mondo in cui si vive in tutti i suoi aspetti, anche quelli più sconosciuti e nascosti. Cosa può dare la scuola di veramente importante e insostituibile se non occasioni di conoscenza, di riflessione, di approfondimento?
Certo, ci sono i libri, che sono il primo strumento attraverso il quale tutto ciò può accadere. Ma la lettura individuale può offrire solo il confronto con la storia e con il suo autore. La lettura condivisa invece arricchisce la comunità dei lettori attraverso lo scambio di emozioni e pensieri. E se questa comunità si compone di soggetti che vivono e praticano mondi diversi, che hanno esperienze e storie diverse, quello che accade è meraviglioso.
Per uno studente appena maggiorenne, che frequenta un liceo milanese, che ha sostanzialmente di fronte a sé la prospettiva dell’università, confrontarsi con la ricca umanità di ragazzi e uomini di paesi diversi, che hanno avuto infanzie solitamente complesse, che hanno già sperimentato l’esperienza della paternità, la durezza del Carcere, la solitudine, insegna molto più di quanto un docente possa fare ex cattedra.
Per esperienza posso dire che tutti i miei studenti che hanno avuto la “fortuna” di incontrare il mondo dietro le sbarre ne hanno conservato un ricordo indelebile, e molti di loro hanno mantenuto viva nelle scelte professionali che hanno fatto poi la ricchezza di quegli incontri.
Il primo ingresso in carcere non si scorda mai. Gli studenti lo dicono con chiarezza. Molte volte ne hanno scritto, mettendo in evidenza suoni, odori, sensazioni. La prima volta, infatti, hanno la sensazione di entrare in un mondo sconosciuto, ma poi tutto si stempera. Bisogna essere stati partecipi di almeno uno di quegli incontri per capire quanto facilmente si abbattano le barriere: non è più la diversità a emergere, ma le uguaglianze, le sintonie. Durante quegli incontri si arriva a una sincerità di espressione che raramente si vede in classe. Molto spesso i ragazzi che scelgono di partecipare a questo progetto sono ragazzi particolarmente sensibili, che forse proprio per questo in classe non riescono a esprimersi appieno e che invece grazie agli stimoli e alle suggestioni che i libri letti insieme offrono loro riescono a riconoscersi nell’altro con una potenza incredibile.
Il tentativo di noi insegnanti è sempre quello di far arrivare i ragazzi preparati all’incontro. Cerchiamo di far comprendere loro la complessità del carcere le sue regole, la sua logica, la sua follia… Però, ovviamente, per quanto la nostra esperienza possa supportarli, ciò che accade negli incontri è sempre nuovo e inaspettato.
Per la natura del progetto, così come è impostato nella nostra scuola, i ragazzi che vi partecipano sono già in qualche modo sensibili al tema. Sono ragazzi che si iscrivono consapevolmente e che hanno una sana curiosità per il Carcere. Tendenzialmente sono ragazzi che hanno ben chiaro l’articolo 27 della nostra Costituzione e che rifuggono dalle semplificazioni forcaiole che sono sempre più diffuse.
Detto ciò, l’esperienza li cambia comunque. E la cosa bella è appunto che in molti di loro si rinforza la scelta di proseguire i propri studi, e comunque il loro impegno di cittadini, non trascurando i diritti di coloro li vedono facilmente calpestati.
[L’immagine di apertura è relativa al progetto Società di Lettura del 2024 all’interno di San Vittore]