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GAZA, DON COLMEGNA: LA NECESSITÀ DELLA SPERANZA

Mentre infuria la guerra a Gaza, il presidente onorario della Casa della Carità don Virginio Colmegna ricorda gli incontri che la Fondazione fece in Terra Santa con persone e organizzazioni impegnate per la pace e la riconciliazione.

Il legame tra la Casa della Carità e la Terra Santa è sempre stato molto forte, soprattutto perché il nostro fondatore, il cardinale Carlo Maria Martini, chiuso il suo episcopato milanese si trasferì a Gerusalemme.

E fu proprio durante un incontro con lui a Gerusalemme, nel 2005, che Martini ci invitò a essere costruttori di ponti e non di muri. Anni dopo, in occasione di un altro viaggio della Casa della Carità in Terra Santa, abbiamo provato a dare seguito a quell’invito del cardinale, che ci esortava a favorire l’incontro con l’altro, anche a livello semplice, avendo sempre come orizzonte la riconciliazione e la pace.

In quella circostanza abbiamo dunque incontrato la donna, araba e cristiana, che era da poco stata eletta sindaca di Betlemme; un ebreo israeliano convertito al cattolicesimo, diventato poi Vicario del Patriarcato Latino per i Cristiani d’espressione Ebraica; un medico palestinese e un grafico israeliano che, dopo aver perso rispettivamente il padre e la figlia, ci hanno parlato dell’esperienza dell’associazione Parents Circle. E ancora, abbiamo conosciuto i beduini palestinesi di un villaggio nel deserto privo di quasi tutti i servizi di base, i rappresentanti del Centro Peres per la Pace e le persone che vivono nella comunità di Nevé Shalom – Wahat al Salam.  

Con tutte queste persone abbiamo parlato di riconciliazione. Abbiamo compreso quanto sia difficile usare questa parola in modo diretto in un contesto come quello israelo-palestinese. Ma proprio in questa terra, dove le divisioni sono sempre state forti ed evidenti, abbiamo trovato piccoli e grandi segni di speranza. Quella che speranza che oggi sembra seppellita sotto le macerie dell’ennesima insensata guerra.

Potete immaginare il mio sgomento quando ho appreso la notizia del vile attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha colpito migliaia di persone innocenti… E successivamente, vedendo la reazione armata di Israele, che ha finora provocato la morte di oltre 25mila abitanti di Gaza, altrettanto innocenti.

In molti ci chiediamo dunque che cosa possiamo fare noi di fronte a un dramma così grande. Io credo che, per prima cosa, dobbiamo testardamente tenere viva la speranza in quegli ambiti che ci appartengono, perché per difendere la fraternità umana serve l’impegno di ciascuno.

Possiamo, per esempio, essere presenti con i nostri corpi in quelle iniziative che chiedono il cessate il fuoco immediato, il ritorno degli ostaggi nelle loro famiglie e il ripristino a Gaza, dove vivere per molte persone era già molto complicato prima di questa guerra, di condizioni di vita il più possibile “umane”.

Possiamo poi favorire ogni possibile momento di incontro tra culture, religioni, popoli, tradizioni diverse. Certo, non siamo così ingenui da credere che solo affidandosi all’arte e al bello si possano risolvere le complicate sfide della contemporaneità, ma sicuramente la cultura, l’arte o la letteratura possono farsi interpreti di quei sentimenti universali che ci accomunano in quanto esseri umani.

E possiamo sostenere tutte quelle voci che chiedono di fermare l’uso della violenza e di ridare spazio al dialogo. In questo, come abbiamo visto in altre situazioni, può essere decisivo l’incontro tra le vittime di entrambe le parti, che possono mettere in comune un ideale di riconciliazione oggi ancora più urgente.

Perché ogni giorno che passa diventa sempre più necessario dare seguito all’auspicio di Papa Francesco che, supplicando che le operazioni militari cessino il prima possibile, ha chiesto che «non si continuino ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale».

Don Virginio Colmegna

Approfondisci

  • Leggi la storia della gelateria sociale “Gelato di Gaza”. Clicca qui.

[In apertura: un’immagine del viaggio della Casa in Terra Santa nel 2005]


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