Leggi le proposte presentate dalla Casa nel convegno sul tema della salute dei più fragili “(in)visibili & (in)curabili”.
Tre denunce e tre proposte su altrettante questioni oggi urgenti per Milano, che riguardano coloro che vivono ai margini della società. È quanto la Casa della Carità ha presentato in occasione del convegno “(In)visibili e (In)curabili – Pratiche e proposte per l’equità”, che si è tenuto giovedì 21 novembre presso la sede della Fondazione, per celebrare i 20 anni dall’avvio delle attività in via Brambilla.
Gli ambiti presi in considerazione sono la condizione dei migranti più svantaggiati, la grave emarginazione e la situazione nelle carceri.
Il lavoro, generato da tre precedenti workshop coordinati da Casa della Carità che hanno coinvolto quasi 100 partecipanti tra rappresentanti delle istituzioni pubbliche e del Terzo settore, è stato riassunto in un documento consegnato ai due Garanti della Fondazione, l’Arcivescovo Mario Delpini, presente al convegno, e il sindaco Giuseppe Sala.
Il filo conduttore è stato il tema della salute e i suoi determinanti, vale a dire le condizioni sociali, economiche, educative e ambientali che influenzano il benessere delle persone come reddito, istruzione, lavoro, abitazione e accesso ai servizi. L’obiettivo era individuare una priorità tra quelle più impellenti e provare a elaborare una scelta operativa per affrontarla. Il percorso si è arricchito del confronto diretto con alcune delle persone più fragili che vivono queste realtà, fornendo una prospettiva unica e autentica.
I migranti più svantaggiati
La denuncia evidenzia le difficoltà dei bambini di famiglie migranti, i cui genitori affrontano ostacoli nell’accesso a scuole e mense scolastiche, che sono per esempio spesso costretti a pagare la tariffa massima per l’assenza di certificazione ISEE, non avendo accesso alla residenza. Inoltre, emerge la necessità di supporto per l’accudimento dei bambini tra 0 e 6 anni, quando i genitori lavorano.
– Proposta: sviluppare risposte concertate tra pubblico e privato per affrontare questi bisogni specifici delle famiglie.
Grave emarginazione
La denuncia riguarda le difficoltà incontrate dalle persone più fragili nel riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ostacolate da barriere linguistiche e informazioni poco chiare presso gli sportelli competenti.
– Proposta: creare un portale pubblico, accessibile sia agli utenti che agli operatori, con informazioni trasparenti e tradotte, supportate da mediazione culturale, per garantire equità e rispetto, evitando che l’accesso alle informazioni sia limitato o utilizzato in modo arbitrario.
Carcere
La denuncia riguarda le condizioni critiche dell’istituto penitenziario di San Vittore, caratterizzato da sovraffollamento e strutture inadeguate, nonostante l’impegno degli operatori e dei volontari. Il sovraffollamento è tra le cause principali di episodi di autolesionismo e suicidi. Particolarmente preoccupante è il destino delle persone più fragili, spesso homeless, che escono dal carcere ancora più emarginate.
– Proposta: attuare un intervento coordinato tra enti pubblici e privati per migliorare le condizioni detentive e creare percorsi di reintegrazione sociale con contesti territoriali adeguati e accoglienti.
Un impegno, un sogno un progetto
«In occasione del nostro ventesimo anniversario – ha detto don Paolo Selmi, presidente della Fondazione Casa della Carità – ci rivolgiamo nuovamente ai nostri due Garanti per un dialogo che per noi rappresenta un punto fermo nel mantenere viva l’attenzione verso gli ultimi. Dal lavoro che abbiamo presentato loro è emerso un quadro articolato, che ha generato un’ulteriore proposta concreta: la creazione di una sorta di “Assemblea di comunità”, come strumento partecipativo per promuovere un dialogo costante tra cittadini, istituzioni ed enti del Terzo settore su temi cruciali come la salute pubblica o la questione abitativa».
«Come Casa della Carità – aggiunge don Selmi – ci candidiamo a promuovere ogni anno percorsi partecipativi come questo, consolidando la pratica del confronto dal basso e favorendo una politica etica e costruttiva. L’obiettivo è fare di Milano una città più “a misura di sguardo”, come chiese il cardinal Martini quando istituì la nostra Fondazione. Creare cioè le condizioni per una città più accogliente e ospitale, che promuovesse benessere sociale e un futuro più giusto e inclusivo».
Leggi l’intervento integrale di don Paolo.
«Le esperienze che abbiamo vissuto in questi 20 anni continuano a provocarci e a guidarci, nella scelta di porre sempre più al centro della nostra riflessione la persona e la sua dignità. Ecco perché quando ci occupiamo di politiche sanitarie e di salute, la nostra priorità è chiederci come garantire che la salute sia sempre salvaguardata come un diritto universale e inclusivo. Partiamo dalle persone più vulnerabili, ispirandoci ai principi sanciti dalla nostra Costituzione, in particolare all’articolo 32, che riconosce il diritto alla salute come un diritto non concesso, ma costituzionalmente garantito per tutti, in un’ottica di equità e universalità», ha aggiunto don Virginio Colmegna, presidente onorario della Fondazione.
Che ha detto ancora: «Il sogno di una salute per tutti non è un’utopia, ma una sfida che richiede impegno, coraggio e visione. Casa della Carità dimostra che è possibile costruire un modello di salute inclusivo, in grado di mettere al centro le persone e le comunità, con particolare attenzione a quelle più fragili», ha aggiunto don Virginio Colmegna, presidente onorario della Fondazione.
Leggi l’intervento integrale di don Virginio.
Le sfide politiche per chi opera nell’ambito sociosanitario
Margherita Miotto, già parlamentare e rappresentante dell’associazione Salute Diritto Fondamentale, ha ripercorso la nascita e lo sviluppo del nostro Sistema Sanitario Nazionale, per capire perché sono molto presenti spinte regressive verso un passato in cui non esisteva un sistema sanitario basato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità, come quello che si è affermato in Italia nel 1978: «Non aspettiamoci riforme epocali che dicano che è cancellato il valore universale del Servizio Sanitario Nazionale. Talvolta basta cambiare un piccolo emendamento, apparentemente poco significativo, due parole, per travolgere il senso di una riforma. E nel caso specifico nemmeno un emendamento è necessario. Basta lasciare le cose come sono e fatalmente si arriva a una dissociazione tra il Servizio Sanitario Nazionale e l’area di consenso necessaria per poterlo far vivere, che sono i cittadini. Nel momento in cui non assolve più la sua funzione, ci sarà un abbandono lento ma inesorabile», ha detto Miotto.
Leggi la relazione integrale di Margherita Miotto.
Al convegno erano poi invitati i due garanti della Fondazione – il sindaco e l’arcivescovo di Milano – cui è stato consegnato il documento “(In)visibili e (In)curabili – Pratiche e proposte per l’equità” e ai quali è stato chiesto di reagire rispetto a quanto letto e ascoltato. L’arcivescovo Mario Delpini, presente alla mattinata, ha affermato: «Io non mi intendo in modo specifico dell’argomento, ma ho l’impressione che la disponibilità di risorse sia inadeguata, che c’è un sistema che non ha sufficienti risorse per onorare un diritto che la Costituzione garantisce. Cioè non ci sono più soldi e quindi i ricchi potranno curarsi e i poveri non potranno curarsi».