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RECOVERY, UNA RETE PER LA SALUTE MENTALE

Saranno presentati il 30 novembre i risultati di “Recovery in rete. Il budget di salute in salute mentale”, progetto biennale cui ha partecipato anche la Casa.

Saranno presentati giovedì 30 novembre alla Casa della psicologia di Milano i risultati, sia quantitativi che qualitativi, di “Recovery in rete. Il budget di salute in salute mentale”, progetto biennale finanziato dal Comune di Milano a cui ha partecipato anche la Casa della Carità. Ne abbiamo parlato con Gaia Lauri, assistente sociale della Fondazione, impegnata nel progetto come “case manager”.

Recovery per la salute mentale – i destinatari e gli obiettivi

«Destinatari di questo progetto sono state persone già seguite dai servizi territoriali per la salute mentale e persone che vivono in grave marginalità, in uscita dal carcere o sottoposte a misure alternative», esordisce Gaia Lauri.

«Nel primo caso l’obiettivo del progetto era quello di sperimentare modalità innovative nelle pratiche di salute mentale, in particolare adottando il modello del cosiddetto “budget di salute”, ossia la promozione di interventi e progetti personalizzati per ognuno, con l’attivazione dei vari soggetti che ruotano intorno a quella persona e di diverse risorse territoriali», continua.

E ancora: «Per l’area della grave marginalità e del carcere, invece, si è trattato più che altro di un lavoro di costruzione di una rete tra i vari soggetti, utile affinché la persona potesse iniziare un percorso verso autonomia, per esempio dopo l’uscita da carcere».

Le persone coinvolte dal progetto venivano segnalate dai Centri Psico-Sociali (CPS), dal servizio di etnopsichiatria o dall’area educativa delle carceri o dall’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna (UEPE) o dagli stessi enti partner del progetto. Per chi non era già in carico ai servizi, si è lavorato affinché lo fosse, per esempio con l’attivazione di una residenza fittizia nel caso di persone senza dimora, che altrimenti non avrebbero potuto essere prese in carico.

Una volta arrivata la segnalazione, questa veniva valutata dagli operatori del coordinamento; dopo di che la persona era affidata al “case manager”, che si occupava di fare la regia di tutto il suo percorso, attivando le risorse necessarie e tenendo i contatti con i servizi.

Gli interventi

Progetto Recovery si è sviluppato su tutto il territorio della città di Milano, su quattro ambiti di intervento:

  • abitare, cui hanno partecipato tre partner tra cui la Casa, con la messa a disposizione di alcuni posti letto dedicati a persone in grave marginalità o in uscita dal carcere
  • formazione e lavoro, con progetti di inserimento lavorativo, la possibilità di far partire tirocini, l’attivazione di corsi di formazione specifici e il tutoraggio per ricerca lavoro, area che ha coinvolto diversi soggetti
  • attività risocializzanti, culturali e sportive, con le associazioni locali che hanno messo a disposizione le loro attività per le persone segnalate dal progetto
  • area supporto, per l’assistenza domiciliare con la presenza di educatori; il supporto ai familiari, il supporto psicologico e il lavoro sulla costruzione e il rafforzamento di reti sociali

«La Casa della Carità, attiva nell’ambito abitare, ha messo a disposizione un posto letto per una donna. In due anni, abbiamo ospitato due persone, una delle quali è ancora con noi e ci resterà anche dopo la fine del progetto, al 31 dicembre 2023», spiega Gaia Lauri.

Il lavoro della Casa della Carità è consistito anche nel valutare le segnalazioni, che sono arrivate principalmente dalle carceri, per capire attraverso dei colloqui se le persone erano pronte per l’housing o se invece avessero ancora bisogno di un’accoglienza in strutture comunitarie. 

«In altri casi, abbiamo invece svolto un ruolo di mediazione per agevolare il dialogo, per esempio tra il CPS e il carcere», dice ancora l’assistente sociale della Casa della Carità.

Che commenta in conclusione: «Come aspetto positivo del progetto, direi che anche nei casi in cui non c’è stata una presa in carico, abbiamo avuto modo di sperimentare una nuova forma di lavoro che ha messo in dialogo i diversi servizi, con il terzo settore che ha svolto un ruolo di mediatore. Tra le criticità, segnalerei la fatica a stare nelle tempistiche dei progetti con la creazione di “buchi” relazionali, che rischiano di far perdere di vista alcune persone che poi è difficile riagganciare».

I partner

Il progetto, finanziato dal Comune di Milano, è stato portato avanti da un’Associazione Temporanea di Scopo (ATS), composta da:

  • Consorzio SIR (ente capofila)
  • Cooperativa Lotta contro l’emarginazione onlus
  • A&I
  • Casa della Carità
  • Associazione Progetto ITACA
  • Proges
  • Seriana 2000
  • Fondazione Aiutamoli
  • Fraternità e Amicizia Cooperativa sociale onlus
  • Associazione Diversamente
  • Associazione Aiutamoli ODV
  • Associazione Contatto onlus
  • ISemprevivi onlus
  • Zuccheribelli onlus
  • Fondazione Bertini Malgarini onlus
  • Il Giardino degli aromi onlus

Che hanno lavorato in rete con:

  • Dipartimenti Salute Mentale ASST Milanesi
  • Caritas Ambrosiana
  • Urasam Lombardia
  • Fare Assieme
  • Art up
  • Amaltea
  • CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà
  • Psiche Lombardia
  • La Salute in testa
  • Forum utenti Lombardia
  • la Tartavela
  • altri soggetti del panorama milanese

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