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Maria, sorella del nostro cammino

Nell’ambito della proposta di spiritualità della Casa, due riflessioni per provare a ridare voce a Maria nostra sorella, nel mese tradizionalmente dedicato alla preghiera mariana del rosario

Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato alla preghiera mariana del rosario. Come ci insegna Papa Francesco, la religiosità popolare è una via privilegiata per una viva esperienza, quasi sensoriale, della presenza di Dio nella nostra storia, una via che ci aiuta a credere in Dio, a vivere la fiducia in lui.

Contemporaneamente, la persona di Maria è stata spesso rivestita da una figura che la rende irraggiungibile, quasi un mito che può trovare posto solo negli altari delle Chiese, nelle edicole votive o sulle immaginette.

I due brevi contributi che seguono vogliono provare a ridare voce alla persona di Maria così come emerge nei Vangeli: come donna che ha ancora qualcosa da dire a noi oggi, quindi come sorella del nostro cammino.

Maria e le sue sorelle

di Milena Mariani

Riferirsi alla madre di Gesù come “vera nostra sorella“, secondo l’intuizione di Paolo VI poi ampiamente sviluppata da Elizabeth Johnson, apre anche l’interrogativo sulle “sorelle” di Maria e sulla loro posizione nella Chiesa.

Aiuta a chiarire le incongruenze, a comprendere le implicazioni della “sororità”, a sollecitare quei cambiamenti che un numero crescente di donne, in particolare cattoliche, ritiene improrogabili.

“Lo sposalizio della Vergine” di Raffaello

Non è frequente che si pensi a Maria come a una sorella. L’immaginario comune è tuttora dominato dalle figure della madre o della regina, anche a causa dell’esuberante iconografia che lungo i secoli ha rappresentato Maria in queste vesti.

È altrettanto raro imbattersi in discorsi che affrontino il tema “sororità”, contrariamente a quanto accade per “fraternità”. Il motivo dichiarato è il carattere inclusivo di quest’ultimo termine, che si intenderebbe ugualmente riferito a uomini e donne. Nondimeno è lecito chiedersi se il suo uso sia sempre innocente e se, in ogni caso, non comporti il rischio che si dimentichi qualcosa di fondamentale. Potrebbe risultare, insomma, non tanto inclusivo quanto piuttosto elusivo. Prima di affrontare la questione, sostiamo sull’attribuzione a Maria del titolo “vera nostra sorella”.

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Maria, nostra sorella

di Cristina Viganò, coordinatrice delle iniziative di spiritualità promosse dalla Casa

Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato alla figura di Maria, in particolare alla preghiera del rosario. Il Papa ha indetto una staffetta di preghiera per tutto il mese da diversi santuari di tutto il mondo. Ancora una volta, il Papa ci stimola ad uno sguardo universale, dando parola anche a luoghi di periferia, dove povertà, ingiustizie e conflitti sono ancora presenti.

Vorremmo, in questa breve riflessione, guardare a Maria come donna che ha qualcosa da dire alla nostra umanità e sorella che accompagna il nostro cammino. Per fare questo, ci appoggiamo ai testi evangelici che raccontano gli inizi della sua vicenda e li leggiamo con due lenti. 

La prima è la comprensione del Concilio Vaticano II della persona di Maria: il concilio la colloca nel mistero della Chiesa, come suo membro, anzi come il tipo, il modello dei discepoli e delle discepole del Signore. Quindi, Maria come discepola compiuta di Gesù.

E poi lo sguardo di papa Francesco, che chiude la sua prima esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, proprio con dei numeri e una preghiera dedicati a Maria, presentandola come modello di discepola missionaria, modello della Chiesa in uscita, che ha ancora qualcosa da dire a noi.

Ancora sullo sfondo c’è il nostro contesto culturale, di cristiani europei del terzo millennio, segnato da un mondo sempre più plurale, complesso, secolarizzato, segnato da un divario crescente tra ricchi e poveri, ancora da guerre diffuse. Pare impossibile che una ragazza di duemila anni fa di un paesino sperduto nella periferia geografica e religiosa della Palestina occupata dai romani, abbia ancora qualcosa da dire a noi, cristiani e cristiane, uomini e donne evoluti del terzo millennio.

Maria, donna dell’ascolto e della contemplazione

“L’annunciazione” di Giotto

Nella Evangelii Gaudium il Papa definisce Maria donna mossa dallo Spirito, che ha accolto il Verbo della vita nella profondità della sua umile fede. Evidentemente il riferimento principale è al brano dell’annunciazione.

L’evangelista Luca, inizia il suo racconto presentando personaggi e luoghi che contano: il re e il suo regno, il tempio con il sacerdote Zaccaria. In fondo, anche a noi è stata insegnata la storia partendo da coloro che contano, chi esercitano un potere civile e religioso. Ma nella storia di Luca, se gli unici protagonisti fossero stati questi personaggi importanti, si sarebbe finiti solo in un vicolo cieco: né la guida politica né quella religiosa sono capaci di cogliere la presenza di Dio, di leggere i segnali della storia per poter indirizzare il popolo.

Dobbiamo aspettare che la parola di Dio sia rivolta a una ragazza di periferia, cioè a una che non conta niente, che non ha nemmeno diritto di parola, che non è istruita come gli altri. Eppure, questa ragazza sa cogliere l’appello di Dio proprio dentro la sua casa, cioè la vita ordinaria e profana, non al tempio. E Maria dialoga con l’angelo: si domandava il senso del saluto e poi chiede come è possibile. E dopo la visita dei Magi, si dice che Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Maria custodisce le cose che accadono in un cuore che medita.

Il teologo Karl Rahner nel secolo scorso diceva: «Nel nuovo millennio il cristiano sarà un mistico o non sarà». Dove mistico significa un cristiano che ricerca una relazione personale e profonda con il Signore, che si nutre della parola di Dio, la rumina finché i criteri, i pensieri, i sentimenti di Dio non diventino i suoi.

Mistico vuol dire anche che il cristiano diventa un contemplativo della storia, che significa che è uno che sta dentro il suo tempo anche con tutte le sue contraddizioni, non scappa ma ne cerca il senso e cerca di orientarla secondo il bene. La ragazza Maria, evidentemente, era dentro la storia del suo popolo sofferente, la conosceva e per questo ha saputo cogliere l’appello di Dio che la invitava a fare la sua parte per il suo popolo e per tutta l’umanità.

Ai cristiani del terzo millennio è chiesto di essere uomini e donne di profondità spirituale, tutti! Non abbiamo bisogno solo di un bravo Papa, di bravi vescovi, preti, teologi: ciascuno di noi deve fare la sua parte per crescere nella contemplazione, nella lettura della parola di Dio.

Proprio perché la realtà è sempre più complessa, proprio perché gli interrogativi su dove vogliamo andare, su cosa è giusto e non è giusto fare sono sempre più difficili, proprio perché i punti di vista e le opinioni si moltiplicano… proprio per questo c’è bisogno del silenzio contemplativo per sintonizzarci sui pensieri di Dio e non essere superficiali nel leggere il nostro tempo e proporre vie di soluzione.

Maria, donna che discerne e decide

Proprio perché donna dell’ascolto e della contemplazione, Maria è donna che giudica e decide, prende posizione sul palcoscenico degli eventi. Lo si vede bene nel Magnificat dove Maria canta un mondo al contrario: dove appunto una ragazza di periferia è più spirituale di un sacerdote al tempio, dove sono dispersi/mandati in confusione i superbi sempre sicuri di sé e delle loro idee, rovesciati i potenti che si mettono sempre sopra gli altri, svuotati i ricchi che vivono per accaparrarsi tutti i beni possibili; un mondo al contrario dove chi è normalmente umiliato, schiacciato, messo sotto, zittito è posto in alto e dove chi non ha e soffre indigenza è ricolmato di ogni bene.

“La Vergine delle rocce” di Leonardo

Si capisce bene che uno sguardo così, tutto capovolto se non è una mistificazione, una faciloneria, è possibile solo dentro una profonda sintonia con Dio, con i suoi criteri, con il suo modo di agire.

E si capisce che questo sguardo non è una fantasia, perché Maria si è messa lei per prima in gioco, ha deciso di schierarsi dalla parte di Dio, cioè degli ultimi, degli umiliati. Ha deciso di agire, rispondendo di sì alla richiesta dell’angelo, rompendo ogni logica di buon senso e anche le regole religiose del suo tempo.

Maria, insieme al suo sposo Giuseppe, paga di persona scegliendo di stare dalla parte di Dio, cioè degli umiliati; addirittura violano regole considerate religiose, considerate buone ma che in realtà non servivano più a portare avanti il piano di Dio.

(Christus Vivit 44) è stato il sì di chi vuole coinvolgersi e rischiare, di chi vuole scommettere tutto, senza altra garanzia che la certezza di sapere di essere portatrice di una promessa. E domando a ognuno di voi: vi sentite portatori di una promessa? Quale promessa porto nel cuore, da portare avanti? Maria non ha comprato un’assicurazione sulla vita! Maria si è messa in gioco…

I cristiani e le cristiani del terzo millennio sono chiamati, come Maria, a saper discernere dove sta il buono della nostra storia, dove Dio sta agendo e ci interpella per cooperare, che cosa è giusto fare secondo i criteri di Dio e devono prendere posizione, anche se questo può risultare scomodo e controcorrente, magari richiede sacrificio.

La nostra storia attuale presenta vicende drammatiche, toni esasperati: noi cristiani dobbiamo decidere da che parte stare. Quella dei potenti o quella degli umiliati: se è per fedeltà al Vangelo, si arriva anche a disobbedire.

Maria, donna del popolo e per il popolo

Innanzitutto, Maria è, lo abbiamo detto, una donna profondamente inserita nel suo popolo, tanto che ne diventa l’emblema, tanto dell’Israele fedele quanto della Chiesa. La fede non è mai individuale, non è richiudersi ma appartenere.

“Sacra famiglia” – detta “Tondo Doni” – di Michelangelo

Non solo, Maria dopo l’annunciazione ha avuto bisogno di un aiuto per capire che cosa le stava succedendo: la gravidanza di Elisabetta era un segno di consolazione e conferma che Dio stava agendo. E allora corre dalla cugina per essere sostenuta nella sua decisione e per condividere con Elisabetta la sua fede, la sua ricerca, la sua gioia, le sue domande, i suoi dubbi, le sue paure. Maria fa squadra con Elisabetta, quell’incontro è stato un tempo di condivisione profonda durante il quale sostenersi e aiutarsi nelle scelte scomode che avevano fatto.

I cristiani del terzo millennio devono essere sempre più comunità, curare relazioni dove ci si racconta la fede, la si condivide, insieme si discerne cosa fare e si agisce. Comunità profetiche, che sanno cioè immettere la parola di Dio nelle contraddizioni della società, comunità di coscienza critica. 

E donna per il popolo, a disposizione del bene del suo popolo. Abbiamo già detto che la scelta di Maria è stata controcorrente e, possiamo aggiungere, crocifiggente. Così, i cristiani e le cristiane del terzo millennio o saranno comunità – Chiesa per altri, per tutti, e saranno capaci di lavorare insieme agli altri, anche di altre idee, di altre religioni – o non saranno.

Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei (Maria) un modello ecclesiale. Le chiediamo che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo.

Preghiera di papa Francesco (31 maggio 2013)

Donna dell’ascolto, Maria,
rendi aperti i nostri orecchi;
fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù
tra le mille parole di questo mondo;
fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,
ogni persona che incontriamo, specialmente quella che è povera,
bisognosa, in difficoltà.
Maria, donna della decisione,
illumina la nostra mente e il nostro cuore,
perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù, senza tentennamenti;
donaci il coraggio della decisione, di non lasciarci trascinare
perché altri orientino la nostra vita.

Maria, donna dell’azione,
fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano
“in fretta” verso gli altri,
per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù,
per portare come te nel mondo la luce del Vangelo.

Amen


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