Per le persone con disabilità il lavoro è un diritto fondamentale. Per questo desta grande preoccupazione la decisione dell’Inps di erogare l’assegno di invalidità solo alle persone di cui risulti «l’inattività lavorativa».
Solo un paio di settimane fa con l’associazione SON – Speranza Oltre Noi e CBM Italia abbiamo affrontato in un convegno il tema dei diritti delle persone con disabilità, partendo dalla convenzione Onu del 2006.
Tra i diritti sanciti dalla convenzione c’è il diritto al lavoro, di cui si parla all’articolo 27: “Gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità […]”.
Il lavoro è dunque fondamentale per incentivare la piena cittadinanza delle persone con disabilità.
Per questo desta grande preoccupazione la decisione dell’Inps di erogare l’assegno di invalidità solo alle persone di cui risulti «l’inattività lavorativa». Cioè: per poter beneficiare ancora dell’assegno – 287 euro al mese, che non garantiscono nemmeno la sopravvivenza – chi ha un’invalidità parziale non dovrà svolgere alcuna attività lavorativa, di nessun tipo.
Questa decisione limiterà la possibilità di lavoro o inserimento lavorativo per le persone con disabilità, facendo vincere la logica dell’assistenzialismo a danno dei percorsi di inclusione sociale e autonomia e facendo fare al paese enormi passi indietro sul tema dei diritti di queste persone.
«Questa notizia e quella di alcuni giorni fa relativa a quel migrante disabile abbandonato sugli scogli mi fanno riflettere, su quanto ancora ci sia bisogno di impegnarsi, soprattutto dal punto di vista culturale, per riconoscere che fragilità e debolezza non sono problemi da nascondere, ma sono invece occasioni per tessere legami e relazioni. E che, come disse il cardinal Martini nel suo primo discorso alla città di Milano, le persone con disabilità non sono “semplicemente oggetto di leggi, programmi, interventi, ma soggetti, interlocutori responsabili, protagonisti del proprio inserimento sociale“», afferma don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità.