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Amitav Ghosh ospite in Biblioteca del Confine

Lo scrittore e antropologo indiano Amitav Ghosh ha visitato la Casa della carità, ed è stato intervistato dai nostri bibliotecari Cecilia Trotto e Alessandro Coerezza.

Nato nel 1956 a Calcutta, Amitav Ghosh è uno scrittore, giornalista e antropologo indiano. I suoi libri, come “Il Paese delle Maree” e la “Trilogia della Ibis” (“Mare di papaveri”, “Il fiume dell’oppio”, “Diluvio di fuoco”), sono famosi in tutto il mondo.

Nel corso di un suo viaggio a Milano, durante il quale ha tenuto una lectio all’Università Statale, Ghosh ha voluto fare visita alla Casa della carità, incontrando ospiti e operatori. Tra loro anche Cecilia Trotto e Alessandro Coerezza, operatori della Biblioteca del Confine, che lo hanno intervistato.

In quanto bibliotecari, la prima cosa che vogliamo chiederle è: qual è il suo rapporto con le biblioteche?

Amo le biblioteche, ci passo molto tempo, tutta la mia intera vita è legata alle biblioteche. E penso che i bibliotecari siano gli eroi del nostro mondo. Ancor più che nelle biblioteche, però, amo stare negli archivi: ci passo molto tempo a lavorare, a fare ricerche.

E la sua biblioteca di casa com’è?
Ho molti libri ma, a un certo punto, lo spazio finisce! Un problema, con i libri, è decidere quali tenere e a quali rinunciare. Ogni mese mia moglie ed io, abbiamo entrambi molti libri, mettiamo un po’ di libri sulla soglia di casa, così che la gente possa prenderli. In questo modo circolano, per lo meno.

Quali sono le sue letture e cosa sta leggendo adesso? 
Dato che sto per andare in Sicilia sto leggendo letteratura siciliana: al momento I Vicerè di Federico De Roberto. Ce n’è una bellissima traduzione inglese, così riesco a leggerlo anch’io. È un libro meraviglioso. Sono completamente incantato da questo libro. Poi, certo, c’è Camilleri e ho letto Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa molti anni fa… 

L’ultima domanda riguarda le migrazioni. Lei se ne occupa da sempre, come scrittore e come studioso...
È vero, penso che tutto il mio lavoro sia in qualche modo connesso con il dislocamento, il movimento, le migrazioni. Questa è anche la mia esperienza personale, perché ho vissuto in molti posti diversi, incluso l’Egitto. Penso che quello che abbiamo di fronte ora sia qualcosa di nuovo, una catastrofe oserei dire.

Ci spieghi meglio…
Siamo di fronte a un enorme disastro climatico, il disastro del riscaldamento globale, e questo al mondo non interessa. Per esempio, ho conosciuto ragazzi provenienti da Egitto e Bangladesh, dove l’agricoltura è al collasso. Se poi considerate quello che è successo da dieci anni a questa parte, la guerra in Siria, i bombardamenti in Libia, fatti che hanno portato questi stati al fallimento e ciò ha enormi conseguenze, come le migrazioni. Anche l’Egitto, purtroppo, credo sia vicino al fallimento. Quando vivevo lì, negli anni ‘80, c’erano 40 milioni di persone; ora ce ne sono 90 milioni. Non è possibile: l’Egitto è una sottile striscia di terra, che non può sostenere così tante persone in questo modo.

Qual è la sua opinione su come la questione delle migrazioni viene affrontata dalle istituzioni politiche? 
Stiamo assistendo all’inizio della fine del mondo come lo conosciamo, e penso che Papa Francesco sia una delle poche persone al mondo che capisca la natura del problema che abbiamo di fronte e sappia cosa ciò significa per la vita di noi tutti. Penso che la Laudato si’ sia veramente uno dei documenti più straordinari prodotti in tempi recenti.    



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