Incontri

Le celebrazioni di Pasqua alla Casa

Ecco gli orari delle celebrazioni di Pasqua alla Casa della Carità e il messaggio di don Virginio Colmegna.

Come da tradizione, la Casa della Carità si prepara a vivere le celebrazioni del Triduo Pasquale, che sono aperte a tutte e tutti.

Ecco gli orari:

  • Giovedì Santo – giovedì 6 aprile, ore 18.30 – Messa nella Cena del Signore (in auditorium)
  • Venerdì Santo – venerdì 7 aprile, ore 15.00 – Celebrazione della Passione e Morte del Signore; ore 20.30 – preghiera davanti al Crocifisso
  • Sabato Santo – sabato 8 aprile, ore 20.30 – Veglia Pasquale (chi ha un campanello lo porti)
  • Domenica di Pasqua – domenica 9 aprile ore 12.00 – Messa Pasquale 

Le funzioni saranno celebrate da don Virginio Colmegna.

Leggi il messaggio di Pasqua di don Virginio Colmegna

La luce della resurrezione, la luce pasquale.

Il mattino di Pasqua, dopo aver vissuto il dramma dell’atroce morte in croce e la sepoltura con la pietra messa davanti al sepolcro, dopo aver visto che tutti i discepoli di Gesù sono fuggiti, in questo tempo del mattino di Pasqua il Vangelo di Marco ci dice che rimangono solo tre donne: Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome. Restano fedeli al Signore e sono lì presenti, resistono al dolore e al potere distruttivo della morte. E sono anche le prime testimoni della resurrezione.

Donne che vanno al sepolcro per consegnare a un corpo ormai finito la tenerezza della cura senza nemmeno preoccuparsi della pesante pietra che trovano lì davanti. È a loro che l’angelo della «tomba vuota» affida il messaggio di Pasqua. Sono loro che diventano degne di rendere annuncio la vittoria della vita sulla morte. Sì, solo con il cuore si può capire la gioia incredula del mattino di Pasqua, di questo mistero dell’invisibile raccontato da queste donne che hanno sofferto perché una morte violenta aveva strappato loro un amico, un maestro della loro vita. 

Ecco allora che la Chiesa diventa mistero di salvezza proprio perché attraversata da questo annuncio di vita. Restiamo allora con queste donne a condividere la loro gioia “incredula”. La fede si rinvigorisce con la tenerezza della cura custodendo i sentimenti più veri che nascono dall’amore. Dobbiamo innamorarci di Gesù, per noi Vangelo di vita.  L’invito è a pensare di dare valore ai segni che la liturgia ci lascia per rivivere la Pasqua. Vi chiedo di osservare il sole che ogni sera sembra morire rassegnato calando sul sepolcro della notte, ma poi ritorna di nuovo al mattino. Ne abbiamo bisogno di questa luce che attraversa le tenebre, la pesantezza delle tenebre, l’angoscia delle tenebre. C’è la luce del nuovo giorno, non a caso le donne si dirigono verso il sepolcro di Gesù di buon mattino. È l’eterno mattino di luce che non conosce tramonti come ci racconta il Vangelo di Marco. 

Anche la luna si può guardare, è un altro simbolo di speranza elaborato dall’umanità. Nella storia dell’umanità il paragone della vita pulsante delle donne con i ritmi dell’apparire e dello scomparire della luna nel cielo si è affermato molto presto. La domenica dopo la luna piena di primavera, quella in cui si festeggia la Pasqua, è un mistero che fin dai tempi più antichi è iscritto letteralmente nel corpo delle donne. La primavera stessa è il rinascere della vita dopo il freddo della rigidità dell’inverno; la terra stessa, con i fiori e le piante, è considerata dall’antichità una divinità femminile. L’origine della vita, il morire e il rinascere, rivela l’esistenza di un segreto, con il quale le donne sono più in confidenza degli uomini, ci parrebbe di dire. Così come il grande racconto del mistero della vita è custodito nel corpo della donna, anche il mistero della fede sembra custodito dalla donne, loro a cui per prime viene rivelato il sepolcro vuoto. 

Credo che come credenti, ma anche come umanità nella sua interezza, dovremmo recuperare i vari simboli pasquali. C’è bisogno di recuperare la pienezza di questi sentimenti veri e profondi, che hanno un significato forte che parte dalla tenerezza della cura. Sprigioniamo un’umanità che respinge come idolatra la violenza della guerra e riscopriamo la serenità e la gioia di un futuro e di una speranza vera: abbiamo bisogno di sentimenti nuovi. Personalmente sto vivendo una nuova esperienza di accoglienza dove insieme alle fatiche c’è anche tanta speranza, una speranza oltre noi l’abbiamo chiamata, dove vale davvero la pena rileggere la storia di ospitalità e condivisione come una storia di futuro.

Buona Pasqua a tutti. 

[L’immagine di apertura è di Bruno van der Kraan su Unsplash]


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