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Docce, guardaroba e tè delle cinque: il volontariato che crea comunità

Docce e guardaroba: un servizio essenziale reso possibile da un’affiatata squadra di volontarie e volontari, che ha dato vita a tante attività

Da 13 anni, Monica Bergo è volontaria alla Casa della Carità. Da sempre impegnata nel servizio docce e guardaroba, da un paio d’anni è tra le animatrici del “Tè delle cinque”, un gruppo di lettura nato per iniziativa di alcune volontarie, proprio del guardaroba.

In questa intervista, ci racconta la sua lunga esperienza di volontariato alla Casa, tra servizio alle docce e al guardaroba, l’incontro con i detenuti del carcere di Bollate e la nascita di nuove iniziative.

Monica, come sei arrivata alla Casa della Carità?

Io conoscevo da tempo don Virginio Colmegna, perché era parroco a Sesto San Giovanni, dove abito, e Gemma (Di Marino, presidente dell’Associazione Volontari Casa della Carità, ndr). Alla Casa sono arrivata quando è cominciato il cammino spirituale, che ho iniziato a frequentare. Poi dopo qualche anno, diminuiti gli impegni che avevo in parrocchia, con i figli ormai grandi e desiderosa di un’esperienza di volontariato diversa, ho iniziato a fare volontariato. Ho cominciato alle docce, perché conoscevo Moira Scimmi, una volontaria del servizio, attraverso il cammino di spiritualità.

Oggi di che cosa ti occupi?

La presenza alle docce è diventata meno assidua e sono passata al guardaroba. Con il Covid, c’era stata una drastica riduzione dei volontari, per diversi motivi: vuoi perché anziani o perché hanno trovato altre attività, molti non sono più tornati ed eravamo rimasti in 4. Abbiamo dovuto riorganizzare il servizio e dunque l’équipe attuale è formata da tante persone nuove.

Oltre alla distribuzione degli indumenti, il lunedì ci occupiamo dello smistamento delle donazioni che arrivano. Il lavoro è tanto e faticoso, soprattutto perché siamo quasi tutte persone di una certa età e pensionate. Ma è anche un bel momento, piacevole, che ci aiuta a stare insieme.

Alle attività di smistamento del lunedì prendono parte anche i volontari in articolo 21, cioè persone detenute a Bollate, che hanno la possibilità di uscire dal carcere per svolgere un’attività lavorativa o di volontariato. Che rapporto c’è con loro?

I volontari in Articolo 21 collaborano nel trasporto e smistamento dei sacchi e devo dire che non si risparmiano. Con loro il rapporto è molto bello, si sentono accolti e si sentono liberi di condividere i loro casini e le difficoltà che vivono in carcere. Per me personalmente avere a che fare con loro è un’esperienza davvero profonda, anche perché da tempo desideravo fare qualcosa con il carcere.

È bello che il nostro mondo e il loro si possano incontrare e anche se non è facile poter dare un aiuto concreto, possiamo sempre essere un sostegno morale e uscire dal carcere per venire alla Casa della Carità, fa vedere loro che c’è altro oltre la galera.

Con tutti i volontari del guardaroba, eravamo una ventina, abbiamo anche organizzato un pranzo al ristorante In Galera (il ristorante del carcere di Bollate, ndr), dove abbiamo visto alcuni ragazzi all’opera. Credo sia stato un momento importante, di riconoscimento del loro lavoro.

Dalle volontarie di docce e guardaroba è nato il gruppo di lettura. Ci racconti di più?

Il gruppo di lettura è nato durante uno dei pranzi in mensa tra le volontarie che il lunedì si trovano per lo smistamento dei vestiti. Spesso a tavola ci troviamo a parlare di film, spettacoli, mostre che abbiamo visto e libri che abbiamo letto. E allora mi sono detta: perché non creare un gruppo di lettura? E così, una volta al mese, terminato lo smistamento ci troviamo per un “Tè delle cinque”.

Il nome deriva dal fatto che i nostri incontri avvengono sempre il lunedì, alla fine dell’attività di riordino del guardaroba, per l’appunto alle 5 del pomeriggio, e che ai nostri incontri non mancano mai un tè o una tisana, oltre che una discreta varietà di dolci, condivisi con chiunque si trovi a passare nel luogo di ritrovo.

A turno ognuna propone un libro che le è piaciuto o che vorrebbe leggere. Ci confrontiamo su tematiche diverse e affrontando generi diversi. Al momento siamo tutte donne e questo ci piace, perché spesso nascono dei confronti che magari non sarebbero possibili se ci fossero degli uomini. Ci sono anche persone che non leggono i libri, ma che comunque partecipano alla discussione e al gruppo delle volontarie del guardaroba col tempo si sono aggiunte anche un’impiegata dell’amministrazione, una volontaria della biblioteca e alcune persone dal gruppo anziani.

Il prossimo appuntamento con il gruppo di lettura, il primo del nuovo “anno scolastico”, sarà il 3 novembre con il libro “Un ragazzo normale” di Lorenzo Marone.

Con lo stesso spirito, da un paio d’anni si riunisce anche il gruppo di cucito…

Sì, questo gruppo è nato dal desiderio di alcune volontarie di imparare a cucire, per fare piccole riparazioni di capi e lenzuola da distribuire alle persone che si servono del guardaroba e dalla disponibilità di altre persone già brave a cucire a fare da insegnanti. È diventato un appuntamento frequentato da persone diverse, in cui si lavora utilizzando materiali di recupero e ci si tiene compagnia, parlando e ascoltando… Abbiamo organizzato anche dei mercatini per autofinanziamento della nostra attività o per comprare alcuni indumenti che al guardaroba non arrivano mai, come le cinture.

[In apertura: Monica Bergo al guardaroba]


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