Storie

Lauretta, una colonna di Casa Anziani

Per molti anni Lauretta è stata una volontaria di Casa Anziani. Oggi è una delle nonne del gruppo. Leggi la sua storia.

«Mi chiamo Lauretta, non Laura come si può pensare. Ed è ironico, perché fino a qualche anno fa mi sono sempre presentata come Laura per apparire più grande. Oggi invece preferisco il mio nome vero, penso mi ringiovanisca».

Inizia così la nostra chiacchierata con Lauretta, una delle “nonne” di Casa Anziani, il centro diurno della Casa della Carità, dedicato alle persone anziane che vivono nel Quartiere Adriano e Crescenzago. Per questo gruppo, lei è una vera e propria colonna portante. Prima di diventare un’ospite del progetto, infatti, Lauretta è stata per molti anni una volontaria.

La storia di Lauretta

Lauretta, classe 1945, è nata ad Ancona. Quando è ancora piccola, i suoi genitori decidono di emigrare a Milano, per trovare lavoro. Suo papà, infatti, lavorava per la Innocenti, una delle aziende che ha fatto la storia industriale di Milano, producendo una delle moto più iconiche degli anni ’50 e ’60: la Lambretta.

Lauretta ha solo 15 anni, quando comincia a lavorare in una fabbrica che produce componenti elettrici, dove rimane per più di 30 anni. Quando, agli inizi degli anni ’90, la ditta sposta la produzione, Lauretta decide di andare in pensione. Ha 50 anni, è ancora giovane, ma ha già versato tutti i contributi allora necessari.

Senza più il lavoro, però, si trova sola e senza impegni. Lauretta, infatti, non si è mai sposata e non ha avuto figli: «Davo una mano a mio fratello occupandomi dei suoi figli, ma tutto quel tempo da riempire, a cui non ero abituata, ha iniziato ben presto a pesarmi», racconta.

Nel 1998, quando Lauretta si trasferisce nel quartiere di Cimiano, poco lontano dalla Casa della Carità, alcune sue amiche, preoccupate che si sentisse sola, le propongono di fare volontariato nella sede della CISL di zona. Lauretta, che è una donna sempre sorridente e ha voglia di stare insieme alle persone, accetta: «Non facevo nulla di che, aiutavo solo le persone all’ingresso del patronato e chiacchieravo un po’ con loro», dice con modestia.

Di lì a pochi anni viene aperta la Casa della Carità, e il referente del patronato è un donatore e volontario della Fondazione: «Mi raccontava sempre quello che faceva in questa neonata realtà del quartiere. Ne sono rimasta subito colpita e gli ho chiesto se anche io potessi fare qualcosa».

È così che la Casa della Carità diventa per Lauretta un luogo fondamentale: «Mi piaceva un mondo venire qui due volte alla settimana, mi faceva sentire utile e meno sola. Anche se il mio compito era quello di far sentire meno soli gli altri anziani, erano loro in realtà ad aiutarmi. Certo, in quel periodo ero fin troppo occupata; tante volte finivo a mezzogiorno alla CISL e poi correvo subito qui alla Casa… era peggio di quando lavoravo!», racconta ridendo.

Da instancabile volontaria a ospite

Per 16 anni, instancabilmente, Lauretta continua a fare volontariato. Alla Casa, non segue solo il gruppo anziani, ma dà una mano dove serve: «Ricordo che una volta ho accompagnato i bambini delle famiglie accolte in Toscana per una settimana di vacanza… è stato bellissimo! Io aiutavo soprattutto in cucina, a preparare i panini per le gite».

L’instancabilità di Lauretta viene però fermata nel 2020 quando, a causa dello scoppio della pandemia, tutte le attività – sia alla CISL che quella con i nonni alla Casa – sono interrotte.

Lauretta si ritrova così improvvisamente da sola. A metà aprile 2020 si ammala anche di Covid ed è costretta a passare due mesi in ospedale: «È stato bruttissimo, perché la mia situazione era molto grave. Ci sono stati dei momenti in cui non sapevo se c’ero o non c’ero», racconta. Una nipote le porta quello di cui ha bisogno e dalla Casa della Carità riceve videochiamate tutti i giorni: quelle dei nonni, ma soprattutto quelle di Doudou Khouma e Vanessa Caputo, gli operatori di Casa Anziani.

Quando Lauretta si riprende, i medici le consigliano di andare in un centro a Piancavallo per fare la riabilitazione, perché era molto debilitata essendo rimasta a letto per due mesi. Purtroppo, da allora ha molto dolore alle gambe; riesce a muoversi, ma le è impossibile continuare con le sue attività di volontariato.

Dopo tutto quello che ha fatto per la Casa, la Casa non avrebbe potuto lasciare Lauretta da sola. E così, Doudou le propone di entrare a far parte del gruppo anziani della Casa, non più come volontaria, ma come “ospite”: «Ho subito accettato, perché quei “vecchietti” sono la mia seconda famiglia. Il mercoledì e il venerdì, Doudou mi viene prendere a casa e mi riporta dopo le giornate passate in via Brambilla. Un po’ mi dispiace, perché sono sempre stata autonoma e mi muovevo con l’autobus o la macchina per venire da sola, ma ora non riesco più», spiega.

In tanti anni alla Casa della Carità, Lauretta ha visto nuove persone entrare nel gruppo dei nonni e altre andarsene. Quest’anno ci sono molte nuove persone che deve ancora conoscere bene, ma per Lauretta ci sono due punti fermi: l’amica Clelia, anche lei una veterana del gruppo, e Doudou, di cui dice: «È un tesoro! È proprio portato per fare questo lavoro… Non so come fa, ma non si arrabbia mai. Cosa farei se non ci fosse».


SOSTIENI LA CASA DELLA CARITÀ

La Casa della Carità è una vera famiglia per bambini, anziani, donne e uomini di ogni età, Paese e religione.

Dona speranza, cura, un aiuto concreto alle persone seguite dalla Fondazione.

Dona ora
WordPress Double Opt-in by Forge12
Dona ora