L’arte è uno strumento perfetto per creare integrazione e inclusione
La Casa della Carità sostiene adulti in difficoltà nel loro percorso di uscita dall’esclusione sociale anche attraverso una riabilitazione diurna, che prevede ascolto, accompagnamento ai servizi pubblici, momenti conviviali e laboratori creativi.
Come sono nati i laboratori creativi della Casa della Carità
Il diurno della Casa della Carità affonda le sue radici a Casa Elena, esperienza nata nel 2001 a Cascina Gatti, difficile quartiere di Sesto San Giovanni, caratterizzato da una forte presenza di abitanti con problemi di sofferenza psichica ed emarginazione sociale. Il progetto, che si svolgeva principalmente nello spazio intimo e familiare di una piccola casa, mirava ad ascoltare e accogliere persone fragili, attraverso attività di terapeutica artistica e di socializzazione.
L’iniziativa si è poi trasferita all’interno della Casa della Carità, coinvolgendo in primis gli ospiti di via Brambilla e poi i minori stranieri non accompagnati di Casa Francesco e i bambini e le donne della Tillanzia. Da un paio d’anni, sono stati coinvolti nei laboratori anche gli alunni dell’Istituto Comprensivo del Preziosissimo Sangue, che ospita la Tillanzia, la struttura dedicata a donne e bambini.

Laboratori creativi e di socializzazione a Milano: il progetto della Casa della Carità
I laboratori creativi della Casa della Carità, chiamati “Laboratori MigrArte”, comprendono le seguenti attività:
- arteterapia
- sartoria
- scrittura creativa
- teatro
- musica
E si rivolgono a:
- ospiti della Fondazione
- persone senza dimora che frequentano le docce della Casa della Carità
- persone con sofferenza psichica segnalate dai servizi
- utenti del centro psicosociale di zona
Un altro aspetto caratteristico del progetto sono le uscite sul territorio. Sono momenti ricreativi e culturali, decisi insieme alle persone che frequentano il centro diurno: cinema, passeggiate in città, visite a musei e mostre.
Il nostro percorso
L’arte si è rivelata uno strumento perfetto per creare integrazione e inclusione. Attraverso il linguaggio universale dei colori e delle emozioni, infatti, anche le persone che faticano a esprimersi a parole o non conoscono l’italiano, perché sono appena arrivate nel nostro Paese, riescono a raccontare le proprie storie e a far emergere i propri bisogni. Per gli ospiti stranieri, in particolare, l’espressione artistica è un modo per creare un ponte tra la terra d’origine e quella che li accoglie.
I laboratori di sartoria nascono invece come spazi di sperimentazione e osservazione delle
autonomie e competenze professionali degli ospiti, che possono così trovare un canale per inserirsi o rientrare nel mondo del lavoro.
Il progetto ha avuto negli anni importanti collaborazioni con:
- Bros, street artist
- Sandro Martini, pittore e scultore
- Krzysztof Wodiczko, artista e docente
- Jean Blanchaert, gallerista
- il Museo d’arte e le istituzioni di Tel Aviv
- la Fondazione Pomodoro
- la casa editrice Skira

Nel 2018 è nata una collaborazione con il servizio Docce e Guardaroba della Casa della Carità, i cui ospiti partecipano alle proposte dei laboratori “MigrArte”. In questo modo, oltre a trascorrere il tempo in attesa del proprio turno per la doccia, le persone senza dimora possono far emergere i loro bisogni più profondi e spesso inespressi.
La pandemia ha influito molto sulle attività dei Laboratori MigrArte. Nella prima fase dell’emergenza sanitaria, in parte sono stati sospesi o, per quanto possibile, si sono svolti da remoto.
Con il miglioramento della situazione sanitaria, si è ricominciato a lavorare a piccoli gruppi, provando anche a sperimentare nuove proposte e nuove modalità per coinvolgere gli ospiti.