Notizie

San Francesco: uomo di pace e di fraternità

Una riflessione delle Clarisse del monastero di Santa Chiara a Milano su San Francesco e sul significato che il suo messaggio può avere per il nostro presente.

Il 4 ottobre 2025, Papa Leone XIV ha firmato l’esortazione apostolica “Dilexi te (“Ti ho amato”), che ha per tema l’amore verso i poveri.

La data di questa pubblicazione non è casuale: il 4 ottobre è infatti la festa di San Francesco d’Assisi, figura richiamata fin dal primo capitolo dell’esortazione. Cogliendo questo spunto, abbiamo chiesto alle Sorelle Povere dell’Ordine di Santa Chiara, conosciute come Clarisse – del monastero di Santa Chiara a Gorla, a Milano, di condividere con noi una riflessione su San Francesco e sul significato che il suo messaggio può avere per il nostro presente.

Sono trascorsi 800 anni da quando Francesco d’Assisi visse il suo transito, il suo ritorno al Padre. Un’esperienza umana e spirituale, la sua, tanto feconda da aver ispirato nei secoli molti uomini e donne che hanno trovato nella sua forma di vita un modello per la propria. Ancora oggi, nonostante siano trascorsi otto secoli, in un contesto sociale, culturale, economico, politico, religioso, completamente diverso, la figura di Francesco continua a rimanere viva e attuale.

Quale può esserne la ragione? Si possono trovare molte risposte, ma quella che forse resta la più vera è che l’esempio di Francesco resta vivo perché egli non ha cercato altro che di vivere il Vangelo, e il Vangelo è una parola sempre viva e attuale. La scelta di Francesco è stata tanto radicale quanto semplice: nel suo lasciare tutto, abbracciando la povertà, nel suo collocarsi fra gli ultimi e i più poveri come frate minore, ha trovato la propria identità, la propria vocazione e missione. Francesco ancora oggi sa parlare a tutti perché il suo messaggio è quello di un uomo pacificato e unificato.

Francesco, uomo di pace e fraternità

Il mondo è attraversato oggi da profonde tensioni, divisioni, ingiustizie, da conflitti e guerre; la sete del potere innesca una spirale di violenza che alimenta e si nutre dell’uso delle armi e di traffici illegali. Francesco ci insegna la parola della pace. Anche il suo era un tempo segnato da tensioni e violenze ed egli stesso da giovane visse nella sua carne le sofferenze della guerra e della prigionia durante la battaglia tra Assisi e Perugia. Il suo cammino di conversione lo portò a diventare strumento di pace. Molto significativo è l’episodio narrato nelle biografie in cui Francesco, sentendo tutto il dolore per il conflitto tra il vescovo e il podestà della città, si pose nel mezzo come intercessore di pace, facendo cantare ai frati il suo Cantico delle creature in cui lodava l’Altissimo per quelli che perdonano per il suo amore.

Un passaggio del suo Testamento, scritto alla fine della sua vita, che ci fa capire che per Francesco la pace non è un semplice augurio o qualcosa da invocare, è piuttosto una rivelazione: «Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: “Il Signore ti dia pace”». La pace che Francesco chiede e offre è dono di Dio, che possiamo accogliere o rifiutare. Francesco è chiamato dal Signore a offrire il dono della pace come prima parola, come saluto, quando incontra un fratello o una sorella. Anche noi, oggi, siamo invitati a porci come uomini e donne di pace, senza schierarci da una parte o dall’altra ma offrendo parole di perdono, di riconciliazione, di unità.

Il rispetto per la Casa comune

Come umanità stiamo crescendo nella consapevolezza di abitare una terra che è casa comune e che troppo spesso e troppo profondamente stiamo sfruttando e devastando. I più giovani denunciano comportamenti predatori che causano conseguenze sempre più preoccupanti e tutti siamo testimoni dei cambiamenti climatici e di tanti fenomeni che sconvolgono il pianeta. Francesco ci insegna il rispetto per la casa comune e uno sguardo che sa andare oltre l’utile, il comodo, l’immediato. Egli vede nelle creature la presenza del Creatore. Apre le mani non per afferrare e carpire, ma per accogliere e restituire, nella condivisione del dono. Perché tutto per lui è dono: nulla ci è dovuto per i nostri meriti, ma tutto possiamo accogliere dalla bontà e dalla misericordia del Padre, nella consapevolezza che il dono è per tutti e che siamo chiamati a condividerlo.

Il nostro oggi è segnato da tante disuguaglianze, da fratture che dividono, dalla cultura dello scarto che fa ignorare e dimenticare i più deboli, i poveri, i marginali: fratelli e sorelle che restano invisibili, esclusi, senza volto né nome. Conta chi si fa sentire, chi si fa vedere, chi emerge, chi riesce ad avere più potere, più soldi, più influenza, più voce, più like. Anche Francesco, nella sua giovinezza, ha cercato di diventare il più grande, di salire nella scala sociale, di essere al centro e al culmine. La conversione per lui è stata ribaltamento: ha imparato che è nel discendere, nell’umiltà e nella povertà che si trova la Vita, quella del Figlio povero, mite e umile di cuore. La prospettiva da cui ha imparato a guardare il mondo è quella della fraternità che mette tutti sullo stesso piano, ciascuno corresponsabile del bene dell’altro e del bene comune, ciascuno chiamato a fare la propria parte, a far sentire la propria voce, a trovare il proprio posto, né migliore e né peggiore.

800 anni dopo la sua morte, possiamo ancora accogliere la testimonianza di Francesco e sentirla viva e vera anche per noi.

Sorelle Clarisse

Monastero Santa Chiara – Milano


SOSTIENI LA CASA DELLA CARITÀ

La Casa della Carità è una vera famiglia per bambini, anziani, donne e uomini di ogni età, Paese e religione.

Dona speranza, cura, un aiuto concreto alle persone seguite dalla Fondazione.

Dona ora
WordPress Double Opt-in by Forge12
Dona ora