Leggi il ricordo di Papa Francesco scritto dal nostro presidente onorario don Virginio Colmegna
Ci apprestiamo a vivere giorni segnati da interrogativi e inquietudini, ma anche da una speranza profonda. Papa Francesco ci ha lasciato un percorso carico di profezia che ha accompagnato e orientato il cammino della Chiesa, e personalmente anche il mio.
Con forza ci ha consegnato una visione di Chiesa povera, che parla il linguaggio dei due brani del Vangelo che ci ha indicato come chiavi per il nostro tempo: le Beatitudini e Matteo 25, “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”. È lì che ha posto il cuore del messaggio cristiano.
Ci ha proposto il volto di Chiesa “in uscita”, una Chiesa “ospedale da campo”, immagini che hanno inciso profondamente anche il nostro cammino spirituale. Oggi sentiamo un vuoto, ma è un vuoto che chiama ad essere colmato con la quotidianità della testimonianza, con la continuità di un cammino che non si interrompe. La gratitudine per il suo servizio diventa preghiera, e insieme responsabilità.
Papa Francesco ci ha anche sempre indicato una Chiesa aperta a tutti: credenti e non credenti, uomini e donne di ogni cultura e provenienza. Le sue encicliche Laudato si’, Fratelli tutti e l’ultima Dilexit nos-Sull’amore umano ci parlano di un Vangelo vissuto con passione, con l’intelligenza del cuore e la forza dell’incontro.
Il suo messaggio ci lascia in eredità una missione: proseguire su questo solco tracciato, con fede, ascolto, umiltà. Un grazie profondo che si trasforma in preghiera e impegno. La sua scomparsa, avvenuta in tempo pasquale, dentro l’annuncio della resurrezione, ci ricorda che la speranza è il centro della nostra fede.
Ci ha affidato un compito che va oltre l’impegno sociale: vivere una spiritualità che apra la Chiesa al dialogo, alla comunione, alla gioia del Vangelo vissuto nella concretezza delle relazioni. In un tempo in cui sembra prevalere il delirio di onnipotenza, Papa Francesco ci ha lasciato in dono la coscienza della fragilità e della debolezza come luogo in cui si rivela il senso del nostro cammino.
Ha riportato al centro la gioia della riconciliazione e del perdono, come ci ha ricordato nella Evangelii gaudium, e ha dato nuova energia alla Chiesa anche attraverso esperienze come il Convegno ecclesiale di Firenze. Ha spronato tutti noi a essere testimoni e pellegrini, Chiesa viva e in movimento.
La sua assenza oggi ci chiama a una responsabilità ancora più grande: custodire e portare avanti la sua visione, ascoltare il grido dei poveri, e incarnare il desiderio di pace che quel nome – Francesco – ha voluto rappresentare fin dall’inizio.