Il 25 giugno, presso il Centro di Ospitalità Temporanea di via Novara è stato presentato il progetto “Spazi che uniscono”, realizzato da Architetti Senza Frontiere Italia e NABA.
Lo scorso 25 giugno, presso il Centro di Ospitalità Temporanea di via Novara1 è stato presentato il progetto “Spazi che uniscono”, realizzato da Architetti Senza Frontiere Italia e NABA – Nuova Accademia delle Belle Arti.
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Rossi, operatrice della Casa della Carità e coordinatrice pedagogica del centro, dove vivono 20 nuclei familiari che arrivano da situazioni di emergenza abitativa.
«Questa collaborazione è nata nel 2024, quando due docenti del corso di Social Design della NABA, che fanno anche parte di Architetti Senza Frontiere, ci hanno proposto di poter far svolgere un tirocinio ad alcune loro studentesse presso il nostro centro. Devo dire che quella prima esperienza non è andata molto bene, ma abbiamo comunque deciso di riprovarci, chiedendo loro di realizzare qualcosa di bello e utile per le famiglie del centro e qualcosa che potesse rimanere nel tempo», racconta Elisabetta.
Le studentesse che hanno partecipato al progetto hanno quindi portato alcune idee, che sono state valutate da operatrici e operatori del centro e, soprattutto, hanno lavorato a diretto contatto con le famiglie ospiti: «Hanno intervistato le famiglie, sia gli adulti sia i bambini e gli adolescenti, chiedendo loro che cosa potesse essere utile, per loro, per rendere migliore questo posto. Ed è emerso soprattutto il bisogno di spazi per la socialità, in particolare per i più piccoli», dice ancora Elisabetta.
E così sono stati ampliati gli spazi gioco presenti, aggiungendo alcuni elementi come una casetta e un campo multisport.
Aprire il centro all’esterno
La collaborazione con NABA e Architetti Senza Frontiere proseguirà anche nel prossimo anno scolastico, con l’aggiunta di altri elementi: «L’idea – spiega l’operatrice – è quella di dare al centro delle cose che possono essere utilizzate sia dalle persone che lo vivono, ma anche da chi potrebbe venire da fuori».
La presentazione del progetto “Spazi che uniscono” è stata infatti la prima occasione in cui il centro si è aperto all’esterno: «Prima d’ora non era mai entrata nessuna persona esterna e invece questa volta sono venute alcune insegnanti delle scuole frequentate dai nostri bambini, che da tempo ci chiedevano di poter venire a trovare le famiglie. E questa è stata una bella occasione», conclude Elisabetta.
- Il Centro di Ospitalità Temporanea è una struttura residenziale di proprietà del Comune di Milano, dove vivono 20 famiglie in condizioni di emergenza abitativa, che sono supportate in un percorso verso l’autonomia da operatrici e operatori di Casa della Carità (capofila), Intrecci Cooperativa Sociale e Fondazione Somaschi. ↩︎