Presentato a Milano il manifesto di oltre 140 organizzazioni della società civile: dieci proposte per rilanciare un sistema equo, universale e sostenibile, contro l’autonomia differenziata e il declino del SSN.
Una presa di posizione netta contro il progressivo indebolimento del Servizio Sanitario Nazionale, e la proposta di un’agenda concreta per la sua ricostruzione. Mercoledì 18 giugno 2025, è stato presentato a Milano il documento “Non possiamo restare in silenzio. La società civile in difesa della sanità pubblica”, frutto del lavoro condiviso, nato “dal basso”, di oltre 140 organizzazioni di tutto il territorio nazionale, tra cui l’associazione nazionale Prima la comunità, che vede tra i suoi fondatori anche la Casa della Carità.
Il testo nasce da un percorso avviato nell’autunno 2024, e consolidato nell’incontro di Firenze del febbraio scorso, con l’obiettivo di riaffermare il valore universale del SSN e indicare interventi concreti, urgenti e attuabili proponendo una visione alternativa, fondata su equità, universalismo e sostenibilità.
Il documento si articola in due capitoli principali: il primo individua le priorità per il rilancio del SSN, il secondo denuncia i rischi connessi all’attuazione dell’autonomia differenziata, che – secondo le associazioni – minaccia l’unitarietà e l’universalità del diritto alla salute.
In difesa della sanità pubblica – i 10 punti chiave
Dieci i punti chiave presentati, che sintetizzano la posizione della rete promotrice, definiti come base per invertire la rotta e costruire un nuovo futuro. Essi non rappresentano una sintesi esaustiva di tutti gli aspetti della sanità italiana, ma una presa di posizione chiara su ciò che è necessario evitare e ciò che è possibile
fare, sin da subito.
- Finanziamento adeguato del SSN, per colmare il divario con i principali Paesi europei.
- Potenziamento del personale sanitario, superando vincoli di spesa e valorizzando le competenze.
- Riorientamento dei fondi sanitari integrativi, per evitare disparità e derive privatistiche.
- Riorganizzazione delle cure primarie, con un ruolo centrale dei Distretti sociosanitari e delle Case della
comunità. - Attuazione della riforma per la non autosufficienza, con priorità alla domiciliarità e al governo pubblico.
- Governance dell’assistenza farmaceutica, basata su appropriatezza, trasparenza e valutazioni rigorose.
- Promozione dell’approccio One Health, per contrastare i determinanti ambientali, sociali e commerciali
della salute. - Esclusione della sanità dall’autonomia differenziata, in coerenza con la sentenza 192/2024 della Corte
costituzionale. - Garanzia dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza e prestazioni, con risorse certe e meccanismi perequativi.
- Rafforzamento del ruolo del Parlamento, a tutela dell’universalità dei diritti sanitari in tutta Italia.
Non possiamo restare in silenzio – le dichiarazioni
«Parlare di sanità pubblica oggi significa affrontare una questione profonda: una questione di diritti, di giustizia sociale, di dignità umana. Difendere la sanità pubblica significa affermare un principio essenziale: la salute non può essere un lusso. Deve restare un diritto garantito, universale, equo. E le Acli, da 80 anni associazione popolare, condividendo il manifesto pubblico, si impegnano non solo a difendere il servizio pubblico, ma a testimoniare un’idea di società in cui nessuno deve essere lasciato da solo», ha dichiarato Agata Aiello, presidenza nazionale ACLI.
«Se la salute è un diritto, la sanità è un bene comune. Soltanto un servizio sanitario universalistico è un bene comune e può garantire il diritto alla salute, uguale per tutti. Il nostro documento e la nostra mobilitazione partono da questa convinzione. Non è soltanto una nostra idea, è la Costituzione e noi vorremmo attuarla», ha dichiarato Rosy Bindi, già ministro della Sanità.
«È essenziale che la società civile sia protagonista nella difesa della sanità pubblica. Serve una svolta culturale: passare dalla sanità alla salute, come diritto universale. In un tempo segnato da spinte alla privatizzazione, rafforzare il sistema pubblico e integrare servizi sanitari e sociali è fondamentale. Le politiche di salute sono politiche sociali», ha dichiarato don Virginio Colmegna, presidente di Prima la comunità.
«La prevenzione richiede dirigenti del SSN formati attraverso l’istituzione della Scuola Superiore di Sanità. Se vogliamo trattenere medici e infermieri nel SSN dobbiamo aumentare gli stipendi. Si deve realizzare, il più presto possibile, una revisione sistematica del Prontuario Terapeutico Nazionale da un comitato indipendente presso l’AIFA», ha dichiarato Silvio Garattini, fondatore Istituto Mario Negri.
A partire dalla mobilitazione per la stesura documento, ha di recente preso forma SCOSSA, il coordinamento che raccoglie l’eredità del movimento dei 140 enti promotori e che proseguirà l’azione collettiva per l’attuazione degli obiettivi condivisi riguardanti il rafforzamento della sanità pubblica e la difesa del diritto alla salute per tutti.
Approfodimenti
Scarica il documento “Non possiamo restare in silenzio. La società civile in difesa della sanità pubblica”