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La regolarizzazione rischia il fallimento

Dalla campagna Ero Straniero, alcune proposte per “salvare” la regolarizzazione: una misura necessaria, superando tempi lunghissimi e ostacoli burocratici.

I promotori della campagna Ero Straniero. L’umanità che fa bene, tra i quali c’è anche la Casa della Carità, hanno elaborato un dossier sull’esame delle domande di emersione e regolarizzazione dei cittadini stranieri, che sono state presentate da giugno ad agosto 2020 col cosiddetto Decreto “Rilancio”.

Viste le numerose segnalazioni di ritardi e criticità, si è deciso di fare il punto sulla situazione. Ero Straniero ha raccolto dati dal Ministero dell’Interno, da Prefetture e Questure, attraverso una serie di accessi agli atti. Sono state inoltre collezionate informazioni da associazioni di tutela e patronati che, in varie parti d’Italia, hanno seguito cittadini stranieri e datori di lavoro nella presentazione delle domande.

Un quadro preoccupante

Ne è emerso un quadro preoccupante in tutti i territori, con ritardi gravissimi e stime dei tempi di finalizzazione delle domande improbabili.

A sei mesi dalla chiusura della finestra per accedere alla regolarizzazione, in tutti i territori considerati la situazione appare grave, con pochissime eccezioni. Al 31 dicembre 2020, delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero, in tutta Italia erano stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71% del totale.

Una riforma improcrastinabile

«I dati emersi dal dettagliato rapporto di Ero Straniero ci spingono a dire che provvedimenti straordinari come le sanatorie sono importanti, ma non sufficienti. È sempre più urgente e improcrastinabile una riforma organica della legge sull’immigrazione che superi la Bossi-Fini. Non possiamo continuare a negare dei diritti fondamentali a centinaia di migliaia di persone che vivono e lavorano nel nostro Paese. Come, pensando in particolare alla realtà milanese, quanti sono impiegati nei lavori di cura dei nostri anziani», commenta don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità.

E aggiunge: «Far uscire dall’invisibilità centinaia di migliaia di persone è a maggior ragione fondamentale in un momento delicato come quello che stiamo vivendo. Tra i diritti a cui avrebbero accesso c’è, per esempio, quello alla salute. Un anno di pandemia ci ha infatti insegnato quanto questo diritto sia irrinunciabile, per tutti». 

«Due sono i pilastri per una riforma della politica migratoria che abbiamo proposto con la legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero. Da una parte arginare le continue sacche di irregolarità che l’attuale sistema della richiesta di protezione internazionale produce. Questo lo possiamo fare attraverso l’introduzione di canali di ingresso per lavoro, che diano la possibilità di accedere per vie legali in Italia. E attraverso una regolarizzazione su base individuale delle persone straniere radicate nel nostro Paese. Dall’altra, una nuova legge sulla cittadinanza, che consenta a oltre un milione di italiani di fatto, ma non di diritto, di essere cittadini a pieno titolo», conclude don Colmegna.

È una riforma di cui c’è sempre più bisogno, ma che il Parlamento fatica a fare propria.


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