Una presa di posizione di alcune realtà impegnate nella salute mentale, tra cui la Casa, a seguito dell’aggressione di piazza Gae Aulenti
In merito alle dichiarazioni del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sull’aggressione avvenuta in Piazza Gae Aulenti a Milano – e in particolare al richiamo alla chiusura dei manicomi e all’ipotesi di una “terza via” nei trattamenti psichiatrici – i firmatari del presente comunicato ritengono necessario chiarire alcuni punti fondamentali.
Episodi di cronaca come questo rappresentano casi isolati. È importante evitare che vengano generalizzati o usati per alimentare paure e stigmatizzazioni nei confronti delle persone con disagio psichico, erroneamente associate alla pericolosità sociale o ai reati contro la persona.
Le evidenze scientifiche internazionali mostrano che solo tra il 3 e il 5% dei reati è riconducibile a persone con disturbi psichici. La grande maggioranza dei reati viene commessa da individui senza alcuna patologia mentale diagnosticata. Anzi, le persone che soffrono di disagio psichico sono più spesso vittime, non autori, di violenza.
Va inoltre ricordato che la definizione di pericolosità sociale (ex art. 133 c.p.) non coincide né con quella prevista dalla vecchia legge 36/1904, poi abrogata dalla legge 180/1978 (Legge Basaglia), né con la pericolosità criminale. L’uso improprio di questi termini contribuisce a mantenere una visione distorta e stigmatizzante delle persone con patologia psichica, come soggetti da temere, controllare o sorvegliare. Le persone con disturbi mentali sono cittadini a pieno titolo, con gli stessi diritti e doveri di tutti, diritto alla cura incluso.
Il superamento dei manicomi e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari deve tradursi non in un ritorno a logiche di segregazione, ma in un rafforzamento del welfare di comunità e dei servizi territoriali di cura. Oggi in Italia la spesa per la salute mentale si attesta intorno al 3,4% della spesa sanitaria totale, contro una media europea del 6%. Le istituzioni europee indicano come auspicabile un investimento fino al 10%, per garantire una reale tutela della salute mentale, la sicurezza delle cure e l’efficacia dei percorsi di prevenzione e riabilitazione. In Lombardia assistiamo a una progressiva riduzione delle risorse destinate ai Centri Psicosociali (CPS), cardine delle politiche sanitarie territoriali, già gravati da una forte carenza di personale. Le strutture residenziali terapeutiche e riabilitative, che assorbono gran parte dei fondi, riescono a raggiungere solo il 3% delle persone che ne avrebbero bisogno.
Servono investimenti strutturali e duraturi in programmi territoriali intensivi, come quelli basati sul budget di salute, per promuovere il protagonismo dei cittadini con disagio psichico nella costruzione del proprio progetto di vita e favorire la piena inclusione e partecipazione alla società. Come ricordava Franco Basaglia, “la comunità deve diventare il luogo di cura, non dell’esclusione”.
“Garantire la sicurezza dei cittadini e degli operatori è un obiettivo condiviso, ma questo obiettivo si realizza solo investendo nei servizi territoriali e nella salute mentale di comunità”, dichiarano i firmatari del presente comunicato. La sicurezza e la salute mentale non sono in contrapposizione, ma due pilastri che devono rafforzarsi reciprocamente. Solo una società che cura, include e previene può davvero dirsi sicura.
FIRMATARI
- Ordine degli psicologi della Lombardia
- Lamberto Bertolé – Assessore Welfare e Salute del Comune di Milano
- Coordinamento milanese salute mentale
- CGIL Camera del Lavoro Metropolitana di Milano
- Osservatorio carcere e territorio di Milano
- Campagna Salute Mentale
- Urasam Lombardia
- Reti utenti Lombardia
- Aci Welfare Lombardia
- Forum Milanese terzo settore
- Forum Lombardo terzo settore
- Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”